La Fiera in crisi non «licenzia» chi ha sbagliato ma i dipendenti

La Fiera incassa il flop del Nautico meno visitato da sempre. I conti provvisori dicono che alla fine il calo delle presenze segnerà circa un meno 30 per cento rispetto alla già negativa rassegna del 2011. Ucina minaccia di lasciare Genova con quella che è la kermesse di prestigio accusando esplicitamente i «padroni di casa» di non essere all'altezza delle esigenze del settore. Anche la Regione, uno dei soci dell'ente, è dura nei confronti della politica portata avanti nella gestione delle grandi manifestazioni e in particolare dell'eccessivo costo degli spazi. Insomma, una sfiducia collettiva sui vertici della Fiera che però cosa fanno? Pensano a far fuori il personale. Se le scelte degli ultimi anni si rivelano fallimentari, a pagare rischiano di essere i dipendenti. Anzi, i dipendenti meno «importanti».
Venerdì sera c'è infatti stato un incontro tra gli amministratori della Fiera e i sindacati. L'idea dell'azienda era semplice: cassa integrazione per i lavoratori. Non per tutti e 56, ma per 50. Sarebbero stati esclusi i dirigenti e comunque i capi dei singoli settori. Una proposta irricevibile da parte dei sindacati che infatti l'hanno respinta al mittente. Il timore è che ora l'ente possa addirittura arrivare a una riduzione del personale con licenziamenti.
La vertenza appare ancora in una fase calda, ma resta il dubbio su certe decisioni drastiche.

Difficile capire infatti per quale motivo a pagare eventuali scelte sbagliate dei vertici debbano essere non gli stessi amministratori (che magari al contrario incassano pure premi di produzione, o che comunque sono garantiti da super stipendi) ma i dipendenti che eseguono le direttive.

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