Follia al catasto: la periferia diventa zona di lusso

Follia al catasto: la periferia diventa zona di lusso

(...) Il retaggio delle A1 in quartieri “borderline” deriva dal fatto che erano tutti comuni autonomi fino al 1930». E allora i palazzi di Sampierdarena, Cornigliano e Pontedecimo erano considerati signorili. Il punto è che il catasto non ha modificato la classificazione di questi immobili. «Non c’è stato un piano urbanistico per riclassificarle. Case che a inizio ’900 erano in zone buone, oggi sono in brutti quartieri - continua Raggi - con rendite che non sono connaturate al reale valore, o meglio, che li discriminano». Finora si è sempre sostenuto anche dal punto di vista tributario che per procedere ad una modifica del classamento, fosse necessario un provvedimento generale zonale, del piano urbanistico comunale.
Aggiornamenti che non sono mai avvenuti, perché è mancata un’attenzione tecnica da parte delle amministrazioni. «In realtà, la Cassazione nel 2007 ha emesso sentenza che ha riconosciuto il diritto per il singolo proprietario di chiedere una modifica di trattamento al catasto urbano, passando cioè dall’A1 all’A2. E in caso di silenzio rifiuto del catasto, di ricorrere alla commissione tributaria, vedendosi riconoscere in sede giudiziaria la variazione catastale, con tutti i benefici di vantaggio fiscale».
E va bene, certo, che ci sia stato un riconoscimento da parte della Cassazione del diritto del singolo a chiedere una modifica nella classificazione degli immobili, ma resta il fatto che ognuno deve agire individualmente. Scrivere, fare ricorso, andare da un consulente e pagarlo.
Senza contare poi che chi abita in zone tipo Sampierdarena, Cornigliano, Pontedecimo avrà una rendita che è discriminante verso chi abita nel resto della città. «L’unica via di tutela loro è agire personalmente - continua il tesoriere -, in alternativa dovrebbero aspettare e facendosi il segno della croce, perché è chiaro che nessuno lo farà, che il Comune agisca in qualche modo per rivedere gli accatastamenti o con modifica al Puc o con procedimenti analoghi, anche se è vero che dovremmo essere vicini a una rivisitazione generale del catasto».
E come si potrebbe fare per eliminare del tutto la tanto odiata tassa? «Se ne potrebbe parlare a medio periodo, se qualcuno si mette a fare una seria spending review sul Comune eliminando le spese inutili, nell’arco di tre, quattro anno può diminuire anche l’imu. È una tassa aberrante, ma bisogna applicarla.

Si può anche metterla al tasso minimo, ma molto dipende come è organizzato e quanto è solido il bilancio e per ridurla, bisogna avere un bilancio più che sano. Credo che pochissimi comuni oggi se lo possano permettere».

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