Fusco lascia il posto Ma sotto accusa finisce chi la scarica

(...) Perché il consiglio regionale prova a iniziare come se nulla fosse accaduto. Il presidente dell'assemblea, Rosario Monteleone annuncia che Burlando, in quel momento neppure presente, ha intenzione di riferire sulle dimissioni della sua vice, il giorno dopo. La rivolta dell'opposizione è immediata e vince i tentativi di rispettare il programma dettato dal governatore frettolosamente arrivato al suo scranno. Costringe la maggioranza a non fuggire votando l'immediato dibattito sull'avviso di garanzia.
Burlando prova con la manovra diversiva. Ricostruisce, immagina, ipotizza, scuote la testa. Ma di politico non dice nulla, se non un «giovedì ho parlato con l'assessore Fusco e le ho chiesto se era serena. Mi ha risposto di sì e per me quello era sufficiente». Nulla di più. Poi frasi di circostanza sul «rispetto della magistratura» e l'apprezzamento per la «sensibilità politica del vice presidente che si è dimesso». Tutt'al più un «mi auguro che ci siano sviluppi veloci» dell'inchiesta.
Un assist per la minoranza che si scatena con Marco Melgrati, capogruppo Pdl, pronto a cogliere il punto debole: «Il governatore doveva respingere le dimissioni, non lo ha fatto - osserva subito -. Ho massimo rispetto e stima per Marylin Fusco. Io da sindaco di Alassio ho avuto 18 avvisi di garanzia e altrettante assoluzioni. Quando un mio assessore mi ha presentato le dimissioni perché raggiunto da avviso di garanzia le ho stracciate. Nessuno di noi ha chiesto le dimissioni, ma Burlando doveva respingerle e semmai farle ripresentare alla sua vice». Edoardo Rixi, capogruppo della Lega, mette a nudo l'altro aspetto imbarazzante: «La Fusco ha detto chiaramente di non aver gestito la questione dei fondi Fas su Ospedaletti. Anzi, che lo ha fatto direttamente il presidente. Vorrei che Burlando dicesse se è vero o se smentisce l'assessore - incalza -. Tra l'altro non ci ha neppure detto perché si è dimessa. L'avrebbe dovuta difendere con le unghie».
È con l'intervento di Raffaella Della Bianca che si arriva alla questione centrale. Alla difesa delle istituzioni e della politica. «Stiamo assistendo alla distruzione del sistema democratico. Non si tratta di difendere la casta, ma il diritto - evidenzia lo scontro in atto con la magistratura -. C'è un potere, una parte di potere riconosciuto dalla costituzione, che la fa da padrone. Bisogna stare attenti, è un problema da non sottovalutare. Chiedo formalmente al vicepresidente Fusco di ritirare le dimissioni e di consegnarle nelle mani di Burlando. Semmai decida lui se licenziarla». Infine Matteo Rosso, conclude il discorso e non lesina critiche alla stessa classe politica che si è consegnata nelle mani della magistratura. «Ogni volta che arrivava un avviso di garanzia, scatenavamo un inferno. E ci metto dentro tutti, ricordo anche nostri colleghi della scorsa legislatura, penso all'amico Gianni Plinio - fa autocritica -. Abbiamo imboccato una terribile china. Oggi per la prima volta nessuno invoca le dimissioni. I magistrati devono fare il loro lavoro, è giusto che lo facciano in serenità. Senza che attribuiamo a ogni loro atto una valenza che non ha. Piuttosto Marylin Fusco ha detto che le pratiche oggetto di indagine erano firmate dalla precedente giunta Burlando. Presidente, dopo tutte le dichiarazioni fatte, lei è tranquillo?»
In aula Burlando non alza mai la testa. Prende appunti, scruta il display del telefonino. In ogni intervento risuona la domanda più indigesta: se davvero crede alla sua vice presidente, perché non ne ha respinto le dimissioni? Tocca al capogruppo del Pd Miceli cercare una scusa. E si aggrappa a quel colloquio fugace tra governatore e vice. A quel «se sei tranquilla per me puoi andare avanti», che non suona tanto come fiducia vera e incondizionata. «Apprezzo molto il gesto e la sensibilità politica dell'Idv e di Marylin Fusco - dispensa carezze -. Se per sua scelta ha fatto queste valutazioni, doveva essere rispettata. E Burlando l'ha rispettata».
È la stessa vicepresidente dimissionaria a rivendicare a sé ogni scelta. Rispondendo anche all'accenno dello stesso Miceli che si complimentava con il partito. Tono deciso e voce fiera, Marylin Fusco dice di aver deciso «in completa autonomia, da donna di partito. Perché faccio parte di un partito che fa della legalità, dell'onestà e della trasparenza i propri principi cardine. Tutti pensano che facciamo politica per le poltrone, questa è la dimostrazione del contrario. Mi dimetto anche se non so per cosa sono indagata. Nego pressioni da parte del partito». Ma il suo capogruppo, Nicolò Scialfa, uno dei suoi più assidui difensori, destinato a prendere il suo posto in giunta, lascia aperta la porta a una duplice visione in seno all'Idv: «Il dibattito di oggi è stato una grande risposta al vento dell'antipolitica, ringrazio tutti e in particolare la minoranza - sottolinea -. Basta con la politica come lacchè della finanza. Noi, qui in Regione, siamo da sempre garantisti, contrari a che uno si dimetta per un avviso di garanzia. A livello nazionale è possibile che ci sia qualcuno con spirito giustizialista, ma è un problema suo».


Alla fine, se Marylin Fusco inizia a studiare da vittima, Burlando ne esce peggio di altri. Anche perché le dimissioni della sua vice sono un precedente delicato. Perché lui non ha ritenuto neppure di provare a rifiutarle.

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