Lerici, due mesi fa un assalto identico

(...) ha creato una delle più importanti aziende del settore edile della zona, si sono perse le tracce dopo che i tre banditi, dall'accento balcanico (forse albanese o rumeno) lo hanno fatto uscire a forza dal cancello della sua villa. Non è bastato lo spiegamento di forze messo in campo nelle ore successive per trovare le tracce del commando, troppo il vantaggio che i tre (forse quattro perché pare che vi fosse anche un «palo» con un'auto) avevano acquisito legando la madre del giovane industriale.
Quando la donna è riuscita a dare l'allarme erano trascorse troppe ore e la traccia era fredda. Eppure, a sondare un po' gli ambienti, una pista gli investigatori dei carabinieri e dell'antimafia l'avrebbero, infatti nelle scorse ore si sono mossi verso alcune direzioni d'indagine preferite ad altre.
Intanto è chiaro a tutti che i malviventi dovevano conosce bene sia l'imprenditore e le sue abitudini, oltre che la zona (compresa la casa del sequestrato), così sembra farsi largo l'idea che ci possa essere stato una sorta di «basista» a dare forza all'azione degli improvvisati sequestratori. Troppo sicuro il blitz, troppo preciso il modus operandi con la certezza di orario e con la conoscenza dei sistemi di sicurezza della villa e della presenza o meno di altre persone esclusa la madre del giovane.
Proprio per questo si stanno cercando collegamenti tra alcune persone che operano nel settore edilizio, stranieri per la maggioranza, e che sono note alle forze dell'ordine. Resta però da capire perché, ormai chiusa l'occasione di incrementare il bottino della magra rapina con una «seconda tappa», magari facendosi aprire nella notte la cassaforte dell'azienda, l'imprenditore non sia stato rilasciato.
Così si fa strada un'altra ipotesi, ancor più inquietante, è che Andrea Calevo abbia riconosciuto uno dei banditi, forse una persona che frequenta in qualche modo le attività della sua azienda, e quindi sia diventato scomodo e pericoloso. Indagini anche sullo stato patrimoniale dell'azienda e sull'ipotesi che negli scorsi mesi possa essere stata presa di mira da estorsori.
Nello spezzino il clima è molto teso ed alla mente torna un fatto molto recente. Lo scorso ottobre, sempre nella stessa zona, vi fu un'altra rapina molto simile a questa. In quell'occasione le immagini delle telecamere di sorveglianza raccontarono di tre aggressori (slavi secondo le testimonianze) che per una notte tennero in ostaggio e rapinarono la famiglia dell'imprenditore nautico Michele Maggi. Il tutto sempre alla Rocchetta di Lerici, non molto distante dalla villa dei Calevo. In quell'occasione il padrone di casa, oltre a del contante, aveva consegnato i preziosi custoditi nell'abitazione ed una serie di orologi di grande valore commerciale. Solo allora, dopo minacce e botte, la banda se n'era andata: ma prima ha chiuso a chiave la famiglia nel bagno del piano terra.


«In questo caso il fattore tempo è importantissimo. Così come l'utilizzo di tutti gli strumenti che ci possano consentire di trovare tracce concrete» hanno spiegato gli investigatori al termine di un briefing in prefettura alla Spezia.

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