Quattro anni in carcere, ma era innocente

Un ventenne in galera da innocente per quattro anni. Con l'accusa di concorso in omicidio. E per una duplice sentenza emessa a Genova che la Cassazione ha strapazzato portando ieri all'assoluzione piena di Luca Brancato. Il delitto, noto a Genova come quello delle «briciole di pizza», ha un solo colpevole e non è il ragazzo rimasto in carcere da innocente. Ieri la Corte d'assise d'appello di Milano ha definitivamente cancellato l'incubo del giovane, non potendo peraltro che riprendere quanto scritto dalla Cassazione. I fatti erano avvenuti il 22 giugno 2008, in un circolo di Begato, mentre gli avventori guardavano la partita degli Europei Italia-Spagna. Giuseppe Brancato, padre di Luca, aveva avuto un litigio con Valentino Pisano per alcuni apprezzamenti a una ragazza e perché quest'ultimo avrebbe gettato delle briciole di pizza addosso a Brancato. I due si erano poi allontanati, per ritornare più tardi al circolo ricreativo. Qui Brancato, che nel frattempo aveva telefonato due volte al figlio Luca e lo aveva anche incontrato, ha ucciso il rivale con un colpo di pistola al collo. Per i giudici di primo e secondo grado, il figlio avrebbe portato al padre la pistola (concorso materiale in omicidio) e lo avrebbe incitato a uccidere (concorso morale). La Cassazione ha smontato queste tesi, definendo «del tutto evidente il vizio di motivazione».

Ha parlato di «illazioni» a proposito di un presunto passaggio di pistola e del fatto che il figlio sapesse o meno che il padre era armato. La Cassazione ha di fatto accolto su tutta la linea il ricorso dell'avvocato Mario David Mascia e «costretto» la corte d'appello di Milano ad assolvere Luca Brancato. In galera per quattro anni da innocente.

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