Germania über alles nella World Cup ma l’Italia si fa onore

La coppia tedesca Langer-Siem batte ai playoff gli scozzesi. Ottimi Molinari e Canonica (ottavi)

Mario Camicia

Quando si è campioni veri, lo si è per sempre. Bernhard Langer, 49enne mito del golf germanico, due volte vincitore del Masters ed ancor oggi sulla breccia, ne è la lampante dimostrazione. Sul percorso del Sandy Lane alle Barbados il campione teutonico ha regalato al suo Paese natale la seconda coppa del Mondo nella 53ª edizione di questa competizione nata nel lontano 1953. Langer ha portato letteralmente per mano il suo giovane compagno di avventura, Marcel Siem, ottimo elemento dell’ultima generazione europea, ma di certo impressionato e timoroso di giocare al fianco di cotanto compagno di gara. La World Cup 2006 è stata caratterizzata da sole a sprazzi, ma anche da tanto vento e soprattutto da un mezzo uragano che ha fatto sospendere l’ultima giornata per un paio d’ore. Un torneo avvincente, con l’Argentina di Cabrera e del giovane Andres Romero che, dopo due giornate, ha sognato di riconquistare un titolo vinto nel lontano 1953, in occasione della prima edizione della coppa del Mondo. Con la Svezia di Stenson e Petterson convinta, dopo il cedimento nel terzo giro dell’Argentina, di ripetere l’impresa di Roma - Le Querce nel 1991 -. Con la Scozia di Montgomerie e il giovane rookie 2006 Marc Warren speranzosi di dare alla patria del golf il primo titolo mondiale. Le ultime 18 buche sono tate una lotta serrata tra queste quattro nazioni e tra giocatori protagonisti del Tour europeo. L’Argentina, con un Cabrera svogliato, che esce per prima di scena; la Svezia che parte male, si riprende, ma molla proprio all’ultima buca uno spareggio che sembrava a portata di mano. Colin Montgomerie, grandioso, che trascina Warren, lo rincuora, lo rinfranca, ma non riesce a dare l’affondo finale. Ed infine Langer, immenso, che alla 17 non riesce a salvare un drive sbagliato in rough del giovane Siem, perdendo il minimo vantaggio e terminando all’ultima buca in parità con la Scozia. È spareggio: si torna alla 18 - par 3 -, spettacolare e difficile, e i due big hanno la responsabilità del primo colpo. Entrambi mettono palla a sinistra del green, nel micidiale rough «inzuppato» del Sandy Lane. È la volta delle giovani seconde linee: Warren, emozionato ed in posizione difficile, lascia a Colin un putt di oltre due metri; Siem gioca il colpo che riscatta le tante incertezze e i nervosismi precedenti. Monty non fa il miracolo. Langer imbuca dalla corta distanza e riporta la Germania campione del mondo. Svezia delusa, che termina davanti all’Australia; altrettanto l’Argentina, più per colpa di Cabrera che del giovane Romero, che deve accontentarsi del 5° posto, insieme alla Spagna di Jimenez e Castagno.


Grande Italia con Molinari e Canonica ben affiatati, ma con qualche timore nella prima parte dell’ultimo giro, dove gli azzurri partivano in 4ª posizione. L’8° posto finale con Galles, Australia e Messico è un successo e va solo applaudito senza entrare nel merito di chi ha giocato meglio tra i due azzurri.

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