Roma - Farà discutere, e non poco, il discorso di Muammar Gheddafi a Palazzo Giustiniani. Il leader libico sa di non piacere a tutti, conosce bene le critiche che gli vengono mosse: in primis quella, incontestabile, di essere un dittatore. Ma lui, con orgoglio, nega ogni addebito. E nel difendersi dalle accuse attacca. Il suo bersaglio preferito restano gli Stati Uniti, come ai vecchi tempi. Gheddafi tuona: "Siamo contro il terrorismo e lo condanniamo" ma "dobbiamo cercare di capire le ragioni vere di questo fenomeno pernicioso". Dobbiamo "dialogare anche con il diavolo, se necessario per capire il terrorismo". L'ha ribadito il leader libico nel suo intervento al Senato. "Quale differenza c’è - si chiede il colonnello - tra l’attacco degli americani nel 1986 contro le nostre case e le azioni terroristiche di Bin Laden?". E' una provocazione forte quella che il leader libico lancia davanti ai senatori italiani. "Se Bin Laden non ha uno Stato ed è un fuorilegge - prosegue Gheddafi - l’America è uno Stato con regole internazionali". Come a dire: il comportamento degli Stati Uniti è quasi peggiore di quello di un terrorista, che, in quanto tale, non ha regole da rispettare.
Iraq in mano ai talebani per colpa degli Usa Gheddafi torna sulle origini del terrorismo. "Se noi chiedessimo a Bin Laden e i suoi seguaci, 'perché andate sulle montagne? Perché avete distrutto le vite di tanti civili con l’attentato di New York?', loro potrebbero rispondere, anzi hanno già risposto: 'Ci difendiamo contro le umiliazioni subite, le depredazione delle nostre ricchezze. Ma questa - ha osservato Gheddafi - è una responsabilità dei vostri Stati". "Dicono che i governi arabi siano stati fatti da voi" ha proseguito il leader libico, in riferimento all’ingerenza occidentale nella sua regione. "Quindi, fareste meglio a non ingerire nelle nostre questioni. Lasciateci scegliere i regimi!". "Saddam l’avete accusato di essere un dittatore. Che c’entrate voi? - ha aggiunto Gheddafi - se il popolo iracheno accetta di votare per un dittatore per quale motivo ingerite? È un vostro funzionario forse?".
Immigrazione, tanti miliardi per arginare i flussi La Libia ha bisogno di diversi miliardi di euro per poter efficacemnte frenare i flussi di immigrati che vogliono raggiungere l’Italia e l’Europa. "Sono necessari tanti miliardi di euro per arginare i flussi di immigrati verso il Mediterraneo" ha sottolineato Gheddafi dopo aver definito "insufficiente" il miliardo di di euro che l’Unione Europea dà alla Libia per contenere l’immigrazione. Il leader libico ha parlato dell’immigrazione come di "una grande sfida". Quindi, ha sottolineato che "Italia e Libia non possono affrontare questo problema da soli" pur avendone la "responsabilità maggiore". "Se La Libia è un Paese di transito, l’Italia - ha detto Gheddafi - è la prima meta per migliaia di africani. Poi però il problema riguarda tutta l’Europa". Della questione immigrazione debbono interessarsi l’Ue, l’Onu, l’Ua e tutte le organizzazioni internazionali.
"Felice di essere qui" All’inizio del suo discorso Gheddafi ha espresso "grande felicità nell’essere oggi presente a Roma per la prima volta". Il colonnello ha ringraziato il presidente del Senato Renato Schifani "per il discorso denso e interessante" con cui l’ha accolto; poi si è rivolto ad alcuni vecchi amici protagonisti delle trattative condotte negli ultimi decenni per normalizzare i rapporti bilaterali: "All’amico Andreotti al quale auguro salute e lunga vita, l’amico Cossiga, e l’amico Dini che non ha bisogno di presentazioni. Sono contento di incontrare tutti questi amici con cui abbiamo lavorato per molti anni per raggiungere questo giorno e questo risultato eccellente che oggi raccogliamo nel trattato di amicizia e cooperazione congiunto firmato da me e dal caro amico presidente Berlusconi a Bengasi" il 30 agosto scorso. Gheddafi oggi ha dismesso l’uniforme militare per la tradizionale tunica (jalabiya) bianca e copricapo nero.
Schifani: un ponte verso il futuro "Oggi un incontro storico" dice il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento a Palazzo Giustiniani dinanzi a Gheddafi. Oggi "gettiamo un ponte verso il futuro", aggiunge Schifani.
Rispetto dei diritti umani "Dobbiamo investire sul futuro comune - ha ribadito la seconda carica dello Stato - su uno sviluppo congiunto dei nostri continenti. Uno sviluppo equilibrato che porti pace e sicurezza, uso razionale delle risorse, governo delle dinamiche migatorie nell’obiettivo di un’armonica convivenza tra i popoli, nel pieno rispetto dei diritti umani riconosciuti dalla Comunità internazionale".
L'Idv contesta il leader libico Non hanno potuto accedere alla Sala Zuccari ma, stipati nel corridoio che conduce alla sala di rappresentanza di Palazzo Giustiniani, i senatori dell’Italia dei valori hanno comunque protestato contro l’arrivo del leader libico al Senato. Al passaggio del Colonnello, stretto da un fitto cordone di sicurezza, i senatori dell’Idv Pedica, Carlino, Lannutti e Pardi hanno detto "bravo, bravo", applaudendo per protesta. Al suo ingresso nella Sala Zuccari, Gheddafi è stato accolto, invece, da un applauso vero: "Noi applaudiamo per contestare - spiega il senatore Stefano Pedica - loro per servire...". E Pancio Pardi osserva: "Con il governo italiano si tratta solo di uno scambio di favori". Tutti i senatori dell’Idv indossavano appesa alla giacca una foto con la scritta "Strage di Lockerbie, 270 morti".
Attacco agli Usa, Frattini si dissocia "Certo è un’affermazione forte, del resto non siamo certo d’accordo su tutto con il colonnello Gheddafi". Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha voluto prendere le distanze dalle parole del leader libico che ha paragonato le azioni degli Stati Uniti nell’86 a quelle terroristiche di Osama Bin Laden.
Oggi l'incontro con Fini Alle 16.
30 è in programma l'incontro con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Successivamente Fini e Gheddafi, con Massimo D’Alema e Giuseppe Pisanu, prenderanno parte ad un incontro organizzato dalle fondazioni Italianieuropei e Medidea.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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