Giallo su Fini: primo a ricevere il dossier finito sui giornali

RomaAll’arrivo della tabella che confronta gli stipendi dei parlamentari d’Europa l’ordine, nel Palazzo della politica, sembra quello previsto sulle navi del Regno delle Due Sicilie per le visite delle autorità: «Facite ammuina».
E di confusione la Casta ne fa parecchia, per allontanare quanto possibile la scure dei tagli annunciati dai presidenti delle due Camere entro gennaio. Già c’è il fumo lasciato dalla Commissione Giovannini: conferma che il deputato italiano guadagna più di tutti i colleghi - 16 mila euro lordi al mese, contro i 13.500 di un francese, i 12.600 di un tedesco, i 10 mila di un olandese, i 9.200 di un belga, gli 8.650 di un austriaco, addirittura i 4.630 di uno spagnolo- ma aggiunge che non ha avuto tempo di stabilire la media europea richiesta dalla norma Tremonti e, con tanti distinguo, bolla come «provvisori e insufficienti» i suoi stessi dati.
Per i parlamentari di tutti i colori ce n’è abbastanza per le reazioni più contrastanti, sempre in difesa del loro buon nome e contro l’«antipolitica». Così, si va dal leader Pd Pier Luigi Bersani che invoca i tagli ma avverte che i «parlamentari non sono causa di tutti i mali» a Francesco Giro (Pdl), che parla di «bluff smascherato: gli italiani sono pagati meno degli altri», da Italo Bocchino ( Fli) che sposta l’attenzione sul numero dei parlamentari a Felice Belisario dell’Idv che, mentre Antonio Di Pietro tuona sull’ugenza di tagli, definisce «inutile» il lavoro della Commissione. E un coro lamenta«demagogia», «luoghi comuni» e «caccia alle streghe».
A surriscaldare l’aria c’è anche un piccolo «giallo». Mentre Gianfranco Fini fa sapere di aver ricevuto la relazione della Commissione lunedì, ancora ieri il presidente del Senato non l’aveva avuta. È mancata, fa notare stizzito Renato Schifani, una «tempestiva e opportuna trasmissione ufficiale» e si è dovuto attingere al sito del Funzione pubblica per inviare il documento ai capigruppo di Palazzo Madama, sollecitando le loro proposte.
Schifani precisa anche che la Commissione ha dato delle indicazioni, pure incomplete, ma sulla linea del rigore deciderà l’Ufficio di Presidenza del Senato. Stessa linea di Fini, che rileva la provvisorietà dei dati forniti e annuncia « prossime autonome iniziative dei competenti organi parlamentari».
La presidenza della Camera contribuisce ad ingarbugliare il quadro con una nota in cui precisa che l’indennità parlamentare netta è di 5mila euro (11.283 lordi), inferiore ad altri paesi più ricchi di noi (5.100 in Germania, 5.030 in Francia, 5.400 in Austria, ma 4.600 in Olanda). Non ricordano, a Montecitorio, le anomalie italiane. Oltre all’indennità il deputato prende 3.503 euro di diaria, 1.331 per il trasporto e 3.690 (4.180 per i senatori) per i collaboratori (senza certificare la spesa).
Proprio quest’ultimo capitolo sarebbe il cima alla lista dei tagli previsti. La Camera o i gruppi parlamentari potrebbero pagare direttamente segretari e portaborse. Come in molti Paesi, potrebbero essere semplicemente dipendenti pubblici già stipendiati. Inoltre, potrebbe saltare la diaria per chi vive a Roma e finire la storia di voli e treni gratis per i parlamentari.
La palla, infatti, ora torna alle Camere e deputati e senatori sono al lavoro per contenere i danni. «Assumeremo rapidamente le iniziative che il presidente Schifani sollecita. E il Senato proseguirà l’opera di risparmio avviata», assicura il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri.

Provocatoria la Mussolini: «La Commissione Rizzo-Stella sarà capace di attuare gli auspicati tagli draconiani e rappresentare, anche in Europa, il punto di riferimento della equità e del rigore in politica». Si riferisce ai due giornalisti dell’«anti Casta» anche Carlo Giovanardi: «Fissino l’indennità nella metà della metà della media di quanto incassano loro ogni anno».

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