da Milano
La giustizia sportiva italiana ha detto che Giuseppe Gibilisco ha chiuso la sua carriera di campione del salto con lasta e, probabilmente, di atleta. Quella internazionale gli lascia ancora un filo di speranza. Ieri il terzo atto di una commediola tutta nostrana sul doping e dintorni ha deciso che la prima sentenza a lui addebitata (due anni di squalifica per tentato doping e frequentazione del dottor Santuccione, il mister Hyde della storia sua e di tante altre) va confermata. Lo ha stabilito il Gui (giudice ultima istanza) che ha capovolto la volontà della commissione disciplinare della federatletica, secondo la quale Gibilisco era scagionato da ogni addebito. Il ribaltone scatenò valanghe di polemiche, ma come si intuisce: idee poche e confuse. Chi è attento ai casi di doping vedrà, nella storia di Gibilisco, qualche attinenza con quella di Di Luca, il ciclista fermato tre mesi, sempre a causa del dottor Santuccione. Vero, dicono i sacri testi, ma Di Luca si è limitato alla frequentazione, Gibilisco si è macchiato di tentato doping. «E noi non abbiamo niente contro il campione siracusano, ma certe cose non si fanno», ha sintetizzato Franco Cosenza, vicepresidente della procura antidoping, controparte alla sentenza di assoluzione.
Difficile credere a tutto e a tutti, anche perché nessuno dimentica che Gibilisco è stato assolto pure dalla magistratura ordinaria. Storia strana e controversa. La prima sentenza ha messo il campione (mondiale nel 2003 a Parigi) nellimpossibilità di partecipare ai mondiali di Osaka. La seconda gli aveva dato la chance di pensare a Pechino. Questa (il 5 gennaio gli anni saranno 29) mette in dubbio il futuro nellatletica. Ora gli resta solo il ricorso al Tas di Losanna, ovvero il tribunale arbitrale dello sport in seno al Cio. Il Tas non si è mai occupato di «tentato doping», ma raramente ha stravolto le sentenze. Fra laltro Gibilisco aveva tentato la strada del Tas dopo la prima condanna, ma era stato respinto per una cattiva gestione del caso da parte della difesa. In pratica, essendo atleta di alto profilo internazionale, poteva puntare subito sul Tas, evitando i giudici italiani. Anche se da agosto esiste un nuovo procedimento per i nostri atleti dalto livello: primo giudice il Gui, secondo il Tas. Esperienza che toccherà, per prima, a Laura La Piana, la nuotatrice del fondo pescata per un integratore alimentare non dichiarato.
Una volta presa la via italiana, il tribunale di Losanna ha risposto a Gibilisco: ora passi i tre gradi di giudizio, poi semmai torni da noi. E così sarà. «Accetto la sentenza con il sorriso sulle labbra, come sempre. Ma la storia non finisce qui, faremo ricorso a Losanna. Io voglio continuare a gareggiare».
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