Girlan, la fiera del bianco

C ome spesso accade in Alto Adige (meno frequentemente nel resto dell'Italia) la cooperativa Girlan a Cornaiano non rinuncia a rincorrere l'alta qualità pur conservando il carattere associativo, dato da 200 viticoltori dislocati in un'area di coltivazione dei vigneti di 220 ettari, nelle migliori zone dell'Oltradige e della Bassa Atesina.

Nata nel 1923 attorno a un maso di epoca medievale, Girlan ha da sempre l'obiettivo di valorizzare i vitigni storici altoatesini - i bianchi Pinot Bianco e Sauvignon, i rossi Schiava e Pinot Nero - senza trascurare i vitigni internazionali, che vengono «autoctonizzati». La filosofia produttiva è fortemente legata alla tradizione, ma non disdegna l'utilizzo delle tecnologie più avanzate, lusso che peraltro nessuno nell'enologia contemporanea di qualità puù ormai permettersi.

Il terroir parla di vigneti posti tra i 400 e i 550 metri sul livello del mare, protetti dal freddo intenso del Nord dalle Alpi e aprendosi a Sud - grazie all'affacciarsi sulla Val d'Adige, agli influssi mediterranei. Le vigne dei soci Girlan sono per lo più molto soleggiate e questo, insieme con le pronunciate escursioni termiche, consente la produzione di vini estremante dalla silhouette aromatica accuratamente ritagliata.

La carta dei vini Girlan è molto ampia. Essendo ancora estate ci siamo focalizzato su un pugno di bianchi. Spicca lo Chardonnay Flora 2015, che fa 12 mesi di botte su lieviti fini, di sontuosa eleganza e grande mineralità. Ci è molto piaciuto anche il Sauvignon Indra 2017: solo acciaio e un piacevole profumo di fior di sambuco.

Il Pinot Bianco Platt&Riegl è slanciato e delicato, mentre quello base 2017 è perfetto per un aperitivo dopospiaggia (o in spiaggia). Infine il 448, Igt Dolomiti che racchiude i migliori vitigni storici e si pone così come vero «riassunto» della filosofia Girlan.

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