Il Giro di Contador tra doping e sogni di Nibali

Lo spagnolo favorito numero 1, ma la sentenza del Tas potrebbe vanificare la sua corsa. E lanciare l’italiano

Il Giro di Contador tra doping e sogni di Nibali

Quando parte Contador, si corre per il secondo posto. Al Giro d'Italia, quest'anno Giro dell'Unità d'Italia, Contador partirà, nonostante sul suo capino penda il giudizio del Tas (Tribunale arbitrale sportivo), chiamato a decidere se l'assoluzione della giustizia spagnola sul famoso caso di doping al Tour 2010 sia davvero giusta o troppo partigiana. Praticamente, è processo d'appello. La sentenza è attesa per i primi di giugno. Potrebbe essere così che il freschissimo vincitore del Giro si ritrovi nell'arco di poche ore condannato, gettando a ritroso un'ombra funebre sulla corsa rosa, anche se la corsa rosa in questo caso non c'entrerebbe nulla.

E' il destino di questo ciclismo: con tutti i giochini sporchi che hanno combinato negli anni, i corridori si ritrovano a gareggiare ogni volta con spadoni di damocle sopra il casco, siano esse condanne future oppure condanne già scontate per episodi pregressi.
Comunque, sabato Contador partirà e gli altri correranno per il secondo posto. Non ci piove. Alla bella età di 28 anni, quando certi campioni sono agli albori, questo spagnolo ha già vinto tutti i grandi giri. Non solo. Nelle ultime stagioni ha vinto tutte le corse a tappe, comprese quelle minori di pochi giorni, cui ha partecipato. Il suo schema di gioco è molto elementare: umilia tutti a cronometro, se è il caso li finisce anche in montagna. Agli altri resta sempre poco da inventare: appunto, correre per un secondo posto, che nel ciclismo vale zero.

Sarà così anche stavolta, inutile illudersi. Il percorso di questo Giro, con la giusta dose di crono, ma soprattutto con le salite più difficili del mondo, molto più difficili di quelle francesi, sono il terreno ideale per Contador. Lo Zoncolan all'estremo est friulano e il Colle delle Finestre all'estremo ovest piemontese aspettano la sua pedalata agilissima per incoronarlo. Peccato che disegnando un gran bel Giro il patron Zomegnan abbia voluto tagliare soltanto il Mortirolo, la signora di tutte le montagne, altrimenti davvero questo sarebbe a tutti gli effetti il campionato mondiale di salita.
In ogni caso, sarà sofferenza. Per chi pedala. Ma autentica delizia per chi guarda. Certo mancherà Basso, il dominatore dell'anno scorso, stavolta deciso a giocarsi tutto in luglio per vincere finalmente il Tour. Ma l'Italia rosa ha comunque un bel nome da calare sul tavolo: Vincenzo Nibali. Il ragazzo di Sicilia, trapiantato e svezzato in Toscana, sembra personaggio ideale per il Giro dell'Unità.

Dentro si sé concentra il meglio del Sud e del Nord: l'orgoglio e l'ambizione della sua Isola, la freddezza e l'applicazione del Settentrione. Ha già vinto l'ultima Vuelta di Spagna, al Giro è già arrivato terzo facendo il maggiordomo a Basso. E' buono a cronometro, è buono in salita. Ha tutto per reggere tre settimane di fatiche mortali. Il sogno è che sia lui l'alternativa a Contador. Il rivale, l'antagonista. Il tormento. Però andiamoci piano: la storia insegna, ci sono sempre illustri intrusi che non hanno alcuna voglia di assistere da terzi al duello. Primo fra tutti il russo Menchov, ma poi anche il nostro Scarponi, gli outsider Kreutziger e Rodriguez, Anton e Arroyo.
Sabato si partirà e le chiacchiere se le porterà il vento. Cronosquadre dalla magnifica dimora reale di Venaria al centro storico di Torino: dove l'Italia è nata, il Giro d'Italia nascerà. Per rendere l'avvenimento ancora più intensamente tricolore, città invasa pure dagli alpini dell'adunata annuale: chi cerca intimità e tranquillità per un testa a testa romantico, si inventi un altro week-end.
A tutti gli altri resta una bella lista di motivi per non perdere l'avvenimento, tre settimane fino alla cronometro finale nel centro di Milano. C'è l'eterna suggestione di andare in Giro per l'Italia, riscoprendola nei suoi borghi e nelle sue vallate, nelle sue piazze e nelle sue chiese, lungo i tornanti alpini e lungo le spiagge ventose. C'è l'idea dell'impossibile, cioè battere l'imbattibile Contador. Ci sono le montagne da ernia al disco. Ci sono i duelli acrobatici tra i signori dello sprint, con la tradizione di Petacchi ad arginare il nuovo che avanza e devasta di Cavendish.

E poi, last but not least, imperdibile come sempre, il grande spettacolo offerto dal Dream Team della Rai, che anche quest'anno si presenta al via con una moltitudine di gente a vario titolo, ovviamente tutta indispensabile e insostituibile. Sono personaggi di talento che non hanno certo bisogno di doping, maneggi ematici e nemmeno di banali ritiri in altura.

Senza allenamento, senza preparatori misteriosi, senza mezzi sofisticati, entrano in scena e per un mese fanno fuoco e fiamme, per la gioia degli spettatori. Io personalmente non me li perderei per niente al mondo. Guarderei il Giro anche senza ciclisti.

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