La giustizia deve rispettare la politica

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento che il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, aveva preparato per il dibattito sullo stato della giustizia italiana che si sarebbe dovuto tenere ieri alla Camera dei deputati

La giustizia deve rispettare  la politica

Pubblichiamo ampi stralci dell’intervento che il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, aveva preparato per il dibattito sullo stato della giustizia italiana che si sarebbe dovuto tenere ieri alla Camera dei deputati.

Signor presidente, signori deputati, la giustizia è divenuta un problema in Italia e i suoi rapporti con la politica sono il cuore della democrazia. Questo è un sentimento condiviso - ne sono sicuro - da tutti coloro che siedono in quest'aula, a qualunque schieramento appartengano.
Tutti comprendiamo, infatti, che l'indipendenza della magistratura e la sovranità del Parlamento sono il fondamento della democrazia. (...) La nostra Costituzione sancisce l'autogoverno della magistratura, ma la riduzione della immunità parlamentare ha aperto lo spazio ad un altro diritto e ad un'altra società, che non sono quelli della Costituzione. Ne è venuto il principio secondo cui il politico è al di sotto di ogni sospetto. Se si considerano, inoltre, le possibilità tecniche fornite dagli attuali mezzi di comunicazione - come appare nel caso delle intercettazioni - è evidente che il politico diviene un bersaglio esposto a una pressione che non era pensabile quando è nata la nostra democrazia. (...) E questo - come sapete - non è un problema che riguarda solo il nostro Paese, o un problema che differenzia la destra o la sinistra, ma è un problema che riguarda tutte le moderne democrazie. (...)
Se dobbiamo pretendere il massimo rigore dalla politica, dobbiamo però anche pretendere che la magistratura rispetti la funzione della politica. (...) Colleghi deputati, fino al momento della cosiddetta discesa in campo in politica del leader di Forza Italia, in oltre quarant'anni di straordinario lavoro imprenditoriale Berlusconi e i suoi collaboratori avevano conosciuto la giustizia in modo assai distante e superficiale, così come può accadere a qualsiasi altro cittadino o a qualsiasi altro imprenditore. È soltanto dopo il 1994 che Silvio Berlusconi, i suoi dirigenti, i suoi familiari, le sue aziende, sono stati oggetto e vittime del più clamoroso attacco giudiziario che la storia di questo Paese, e non solo di questo Paese, ricordi. Arresti ingiustificati, decine e decine di processi, oltre 2.500 udienze, 500 perquisizioni e quasi 500 rogatorie internazionali. Un numero quest'ultimo superiore a tutte le rogatorie mai effettuate negli ultimi trent'anni per reati di mafia. (...) Siamo stati accusati, spesso travalicando ogni limite, utilizzando l'insulto e il dileggio, di aver promulgato leggi ad personam. (...) Ma le singole leggi approvate dalla nostra maggioranza hanno tratto spunto in alcuni casi proprio da specifici accadimenti processuali e sono state varate perché alcune indecenze, sì indecenze, non debbano mai più accadere a un cittadino italiano. Ma davvero voi pensate che un processo non debba essere spostato da un tribunale a un altro, quando vi siano gravi motivi che possano pregiudicare la serenità del giudizio? (...) Il problema è che qualche politico ha sperato e forse spera ancora nell'opera di questi singoli magistrati e li ha incentivati ed appoggiati, per arrivare a togliere di mezzo l'avversario politico più pericoloso, perché ha nel Paese il più ampio consenso. (...)
Ma vi è un altro tema, che tocca ogni giorno decine di migliaia di cittadini, e che può riguardare chiunque. Centonovemila utenze sotto ascolto e più di duecentocinquanta milioni di euro: questo è il bilancio annuale in Italia, di un «grande fratello» che entra, con violenza, nella vita di tanti, troppi cittadini, spesso per un reato con cui non hanno mai avuto nulla a che fare. Un bilancio che pone l'Italia largamente al primo posto in Europa: il numero di intercettati e le somme spese nella sola Italia superano la somma di tutti i Paesi europei messi insieme. (...) È imprescindibile, a nostro avviso, una rigorosa limitazione delle categorie di reati: certo sì per il terrorismo, per la criminalità organizzata, per i reati con pena edittale minima superiore ad un certo livello. E con una sanzione, severa, per chi ad esempio disponga o utilizzi intercettazioni fuori da questi limiti. Queste sono le regole europee! Troppo a lungo, qui in Italia, le abbiamo ignorate.
Ed ancor di più: occorre un divieto assoluto di ciò che anche di recente è spesso, purtroppo, accaduto: intercettazioni indirette, e chiaramente mirate, nei confronti di rappresentanti del popolo, di parlamentari, o anche di cittadini che nulla avevano a che fare con l'indagine iniziale.
È ancor più grave e intollerabile, voglio ripeterlo, che le intercettazioni e gli atti di indagine siano dati in pasto ai media prima che alle parti. Non è tollerabile che analoghe situazioni, se riguardano esponenti dell'opposizione, o magari il suo leader, non destino né scalpore né indignazione, ma soltanto il silenzio, se non addirittura un malcelato compiacimento. (...) Ma come possiamo permettere che un singolo magistrato si arroghi la facoltà di incidere sulla formazione della maggioranza politica, di incidere sulla durata di un governo, di incidere sulla vita politica del Paese? (...) Tutto ciò ha dell'incredibile, e non sarebbe ritenuto legittimo e neppure possibile in nessun altro Paese democratico del mondo. (...) Il messaggio è chiaro: contro un protagonista dell'opposizione si può fare qualsiasi cosa, mentre i magistrati vengono rimossi se indagano sui protagonisti della maggioranza. (...) Onorevoli colleghi, se al capo del più grande partito italiano capitano cose del genere, il problema non è di Berlusconi soltanto; è nostro, è vostro, è di tutti noi, è di tutti gli italiani, è il problema di una grande democrazia che non può in tal modo celebrare serenamente i sessant'anni della costituzione repubblicana, senza riflettere su uno dei suoi principi originari: quello riguardante la giustizia ed il suo rapporto con il potere sovrano del Parlamento. Nessuno può più illudersi ormai che l'attuale situazione della giustizia possa essere utile o conveniente a una parte politica contro l'altra. (...) Le riforme del codice di procedura penale, con l'attuazione del principio costituzionale del giusto processo e del codice di procedura civile per lo snellimento e per l'accelerazione delle decisioni, sono ormai improcrastinabili. E bisogna riaffrontare il tema della separazione delle carriere provvedimento assolutamente imposto dai dettami costituzionali.
Bisogna dare maggiore spazio alle forme alternative di giurisdizione per consentire alla magistratura togata di occuparsi dei casi più complessi e delicati. Bisogna dare ancora maggior risalto al valido lavoro che, da anni, sta svolgendo la magistratura onoraria. Bisogna consentire agli operatori del diritto di poter maggiormente incidere sul sistema giustizia, ricordando tra l'altro che il contributo degli avvocati è imprescindibile e che da questo governo sono stati del tutto abbandonati e non considerati. Bisogna affrontare il tema della sicurezza non già con estemporanei ed erronei provvedimenti, bensì con un piano organico e compiuto. Bisogna riformare il Consiglio superiore della magistratura per consentire la massima indipendenza della magistratura dal potere politico ma contestualmente evitare che il cittadino abbia l'impressione che il potere senza responsabilità di cui godono i magistrati non li faccia apparire legibus soluti svincolati dalle leggi. (...)
Un Parlamento che fosse non soltanto l'espressione della sovranità popolare ma che rappresentasse ed interpretasse l'interesse e il sentimento di tutti gli italiani, questo dovrebbe fare: una vera, profonda, giusta riforma della giustizia, una giustizia che mai più dovrà essere, o anche solo apparire, come strumento politico al servizio di pochi.

Giustizia e libertà possono e devono coesistere, ma l'equilibrio si rompe quando la giustizia travolge i suoi argini e travolge la libertà. Questo sarà da subito il nostro impegno, l'impegno del Popolo della libertà.
*Coordinatore nazionale
di Forza Italia

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