nostro inviato a Palermo
Nel 2001 il suo principale avversario fu Francesco Musotto, presidente in uscita della Provincia di Palermo, allora ribelle azzurro. Il candidato della sinistra Francesco Crescimanno prese meno del 23%, tornò a fare lavvocato e così, dopo 15 anni di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo divenne lui, Diego Cammarata. Piacque subito quel sindaco sconosciuto, sponsorizzato direttamente da Silvio Berlusconi. Dopo cinque anni di sindacatura, Cammarata è certo che i palermitani gli riconosceranno i buoni risultati ottenuti sino a oggi. E non sembra preoccuparlo che lavversario sia Leoluca Orlando, «il sindaco» per eccellenza.
Sindaco Cammarata la preoccupa più la competizione con Orlando o la crisi nazionale tra Udc e Cdl, visto che il suo principale sponsor è stato sino ad oggi il vicesegretario nazionale dell'Udc, nonché governatore siciliano Totò Cuffaro?
«Il giorno della mia candidatura, il presidente della Regione dichiarò: "Si scrive Cammarata si legge Cuffaro". Sono certo che tutta l'Udc sostiene la mia candidatura. Per quanto riguarda Orlando voglio solo dire che in questi cinque anni ho fatto di tutto per far vedere che c'è una città e non soltanto il suo sindaco. Lopposto del mio predecessore. La mia poca visibilità è stata una scelta precisa. Sono dell'idea che un sindaco deve lavorare tutto il giorno per risolvere le questioni che rendono difficile la vita del cittadino».
Parliamo di atti concreti. Lei afferma che un sindaco ha prima di tutto il dovere di rendere la città vivibile, con le fognature funzionanti.
«Fatto. Abbiamo rivoluzionato lintero sistema fognario, costruendo 43 chilometri di rete mentre per altri 25 chilometri sono già state avviate le gare. Abbiamo anche realizzato 48 chilometri di collettori fognari e stanziato le risorse per le opere di disinquinamento del mare».
Il problema del traffico?
«È il nostro cavallo di battaglia. La struttura viaria è sottodimensionata e quindi bisogna agire a vari livelli. In sei mesi abbiamo approvato il piano integrato per il raddoppio del passante ferroviario dallaeroporto alla stazione. Inoltre abbiamo aperto i cantieri per costruire tre linee di tram e due parcheggi sotterranei nel centro della città. Abbiamo dato il via a misure strutturali per costruire l'unica risposta possibile al traffico: un piano per il trasporto pubblico di massa».
«Con l'acqua nelle case», cita un suo manifesto pubblicitario affisso per strade...
«Lacqua arriva oggi al 75% della popolazione grazie ai collegamenti con le dighe. E siamo diventati la terza città dItalia per dotazione di verde».
La piaga della disoccupazione?
«Il tasso di disoccupazione è sceso dal 28,6% al 18,6%, come avevo promesso prima della mia elezione. Obiettivo raggiunto. Certo, bisogna che continui a scendere».
Eppure i suoi avversari sostengono che lei non si veda molto in Comune...
«Leggende metropolitane di chi ha una concezione populista e demagogica. Non sono un presenzialista, ma preferisco stare attaccato alla sedia della mia stanza qui a Villa Niscemi e non al Palazzo comunale dove verrei interrotto di continuo. Penso che un sindaco debba essere presente ma non invadente, e non intendo cambiare. Ci sono due modi per fare il sindaco: si può essere bravissimi a trovare un'idea che fa sognare e che non si traduce mai in realtà, oppure realizzare le cose ogni giorno quasi anonimamente. Il mio motto è: un passo avanti la mia città, un passo indietro il suo sindaco».
Qual è il merito maggiore che si attribuisce?
«Ho aiutato questa città a scoprire che può investire su se stessa»
Con questo nuovo governo ha trovato difficoltà?
«Durante lesecutivo guidato da Berlusconi, quando ero deputato oltre che sindaco, le necessità di Palermo erano allesame di tutto il governo. Oggi no.
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