Foti in pole per il dopo Fitto. I nodi su Pnrr e rapporti Ue

La premier orientata a sostituire il neo commissario con un uomo di Fdi e senza spacchettare le deleghe

Foti in pole per il dopo Fitto. I nodi su Pnrr e rapporti Ue
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Ottenuto l'incarico di Commissario europeo e formalizzate le dimissioni da ministro di Raffaele Fitto, dovrebbe arrivare in questi giorni il nome del suo sostituto nel governo. Nelle scorse settimane era circolata l'ipotesi di uno spacchettamento delle sue numerose deleghe e si era paventata la possibilità di nominare un nuovo ministro tecnico ma Giorgia Meloni sembra essere orientata a scegliere una figura politica di Fratelli d'Italia.

Sebbene da Palazzo Chigi non filtrino indiscrezioni sul nome che andrà a sostituirlo, la volontà è realizzare in modo celere il passaggio di consegne di cui la premier ha discusso in un incontro avuto con lo stesso Fitto venerdì scorso ed è stato probabilmente anche uno dei temi del colloquio di mercoledì con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La Meloni è consapevole della necessità di scegliere un profilo adeguato e di livello vista la delicatezza dei dossier che dovrà gestire il responsabile del nuovo dicastero. Nel toto-nomi ci sono Alessio Butti, sottosegretario all'innovazione, Wanda Ferro, sottosegretario all'Interno e Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera, altri nomi caldi sono i deputati Francesco Filini, Carolina Varchi, il presidente della Commissione finanze Marco Osnato e il senatore Giulio Terzi di Sant'Agata. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha suggerito di puntare su «un politico pronto» utilizzando «energie già disponibili in Parlamento» ma l'ultima parola spetta a Giorgia Meloni.

Quel che appare certo è che le deleghe di Fitto non verranno spacchettate o divise tra i sottosegretari Fazzolari e Mantovano, il nuovo ministro dovrà perciò occuparsi di affari europei, coesione, sud e soprattutto gestirà il Pnrr. Potrebbe finire invece ad interim nelle mani della premier l'ufficio di collegamento con l'Europa.

Le motivazioni che hanno portato a optare per un profilo politico in quota Fdi e non su tecnico potrebbero derivare da due ragionamenti. Anzitutto Raffaele Fitto era espressione di Fratelli d'Italia e perciò spetta al partito della premier esprimere un sostituto, in secondo luogo trovare una figura terza o spacchettare le deleghe concedendo a Forza Italia o alla Lega uno dei portafogli avrebbe rischiato di rintuzzare le diatribe degli ultimi giorni tra i due partiti, da qui la decisione di non alterare gli assetti e i pesi delle forze di maggioranza.

All'orizzonte non c'è perciò nessuna ipotesi di rimpasto come spiegato anche dal capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli: «Rimpasto? Forza Italia non ha chiesto poltrone, siamo in tempi di manovra e facciamo proposte».

Intanto Raffaele Fitto affina la propria squadra a Bruxelles, il suo capo di gabinetto sarà Vincenzo Matano (già vicesegretario generale

dell'Ecr al Parlamento e fratello del giornalista Rai Alberto), come esperti lo affiancheranno Gabriele Giudice (ex capo Dg Ecfin) e Marco Canaparo, attuale Capo Dipartimento per gli affari europei, che seguirà Fitto in Europa.

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