Un aumento in busta paga per equiparare lo stipendio dei ministri non parlamentari a quello dei loro colleghi eletti alla Camera o al Senato. La proposta di emendamento alla manovra di Bilancio avanzata dai relatori di maggioranza ha scatenato l'ira del centrosinistra, innescando una bufera politica forse evitabile. E certo non proficua per il governo. I contenuti della bozza di modifica circolata nelle scorse ore sono infatti diventati un assist perfetto per dem e grillini, saliti sulle barricate per gridare allo scandalo.
L'ipotesi oggetto di discussione punta a incrementare il compenso previsto per i ministri non parlamentari, che a oggi percepiscono un'indennità mensile di circa 5mila euro, più 3.500 euro di spese forfettarie che però vengono meno se si resta fuori Roma per più di 15 giorni al mese. Oltre all'indennità, a ministri, viceministri e sottosegretari non eletti spetterebbero anche altre voci come la diaria e i rimborsi spese per l'esercizio del mandato, le spese telefoniche e i viaggi. Secondo alcune stime, qualora la proposta di emendamento venisse accolta ed effettivamente inserita in manovra, lo stipendio aumenterebbe di 7.193,11euro al mese. Ovvero, 3.503,11 euro in più rispetto alla diaria e altri 3.690 euro di rimborsi per l'esercizio del mandato. Andrebbero poi aggiunti circa 1.200 euro di rimborsi per viaggi e spese telefoniche. Secondo indiscrezioni, per la copertura sarebbero previsti circa 1,3 milioni di euro lordi all'anno a partire dal 2025, risorse che sono state comunque reperite. Nel governo Meloni sono 17 i componenti «tecnici»: 8 ministri più altri 9 tra viceministri e sottosegretari. I ministri non parlamentari sono: Matteo Piantedosi (Interno), Guido Crosetto (Difesa), Giuseppe Valditara (Istruzione), Marina Calderone (Lavoro), Orazio Schillaci (Salute), Alessandro Giuli ( Cultura), Alessandra Locatelli (Disabilità) e Andrea Abodi (Sport).
La sinistra, impegnata nel solito tiro al bersaglio contro la manovra, non aspettava altro. E infatti ha colto la palla al balzo per andare all'attacco. «Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l'altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo governo non sa scegliere le priorità», ha commentato la segretaria Pd, Elly Schlein, all'assemblea nazionale dem a Roma. Il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ne ha approfittato per randellare ancora più forte: «Avevamo chiesto col salario minimo di alzare lo stipendio a chi guadagna 4 o 5 euro l'ora, invece Meloni propone il salario al massimo per i ministri!».
E così pure un esponente beneficiato ha voluto rompere il silenzio. Si tratta di Guido Crosetto.
«Chi rappresenta il popolo italiano è giusto che riceva anche un trattamento economico che tutela del suo ruolo e della sua libertà, da ogni possibile influenza», ha scritto su X aggiungendo che «i relatori hanno voluto presentare un atto giusto e sensato che va difeso come principio e siccome non ci servono inutili polemiche pretestuose, per smorzarle basta prevedere che non valga per gli attuali membri del governo non parlamentari ma solo per i ministri dei futuri governi». Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo si è invece limitato ad affermare che «è una scelta che hanno fatto i parlamentari».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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