Il gran ritorno dei Legnanesi «Al Nazionale dopo 50 anni»

Il gran ritorno dei Legnanesi «Al Nazionale dopo 50 anni»

La Teresa, anche se è «vestita» da Antonio Provasio, ha gli occhi che luccicano. Tanto più che non ha indosso gli occhiali da sciura un po' guercia, e dunque si vedono meglio. Il Teatro Nazionale era la mèta: esattamente lì, da molti anni, i Legnanesi avrebbero voluto portare un proprio spettacolo. Trasferire il mitico «cortile» in quello che è uno dei più storici teatri milanesi, oggi tempio del musical. Dopo la triste chiusura dello Smeraldo, casa dolce casa per i Legnanesi, la preziosa chance arriva attraverso l'alleanza tra l'ad di Stage Entertainment e l'ex patron dello Smeraldo (oggi direttore artistico al Sistina di Roma) Gianmario Longoni, volto storico dello spettacolo cittadino: «Lasciate che i pendolari vengano a me», l'ultimo show dei Legnanesi, conquista il cartellone del Nazionale da oggi all'1 aprile (ore 20.30, ingresso 52-15 più prevendita, info 848.44.88.00), e nonostante questa simbolica data finale si sappia che non è uno scherzo. Una bella tenitura per la rivista «amatoriale» (sulla carta) più longeva di sempre.
«Per noi Legnanesi - spiega Provasio - è stata una stagione importante, con grosse soddisfazioni in tv, ma l'approdo al Nazionale è la ciliegina sulla torta. L'unica volta che salimmo su questo palco fu nel 1970, e non da protagonisti, in uno show di Ric & Gian». Stagione speciale, dunque. «Il passaggio in Rai - continua Provasio - ci ha sdoganato fuori dal Nord: quest'anno, come lo scorso, scenderemo a Firenze e ad aprile saremo a Roma, al Sistina. Insomma, si passa dalla porta principale». Non a caso, il titolo dell'ultimo show legnanese non è in dialetto: «É l'unico titolo che Felice Musazzi (il fondatore dei Legnanesi nel 1949, ndr) scrisse in italiano - spiega Provasio -. Per noi è simbolico del nostro desiderio di esportare il nostro spettacolo. Che sarà più breve di una buona mezzora. Avevamo abituato il nostro pubblico a show di più di tre ore, che finivano ben dopo la mezzanotte: fuori dal nostro territorio è forse meglio contenerci». Sul palco, la solita ricchezza di scene, una nutrita orchestra dal vivo e più di 100 costumi sgargianti. «Tra questi - spiega Enrico Dalceri alias la sciantosa Mabilia nonché coreografo - anche quello storico di Moira Orfei disegnato da Tony Barlocco (compianto storico ex Legnanese, ndr)».
Tra le scene madri, una citazione in onore di Roma, con la Fontana di Trevi de «La Dolce Vita» e una Mabilia in veste di Anita Ekberg, mentre la storia partirà sempre dal cortile, per spostarsi poi in location più attuali, come la fabbrica e il call center. «Del racconto originale di Musazzi teniamo il tema dell'acqua miracolosa, con la scena della piscina. La regola è sempre quella: i poveri cristi cercano di metter su qualche soldo, vogliono vendere una piscina e un'acqua particolare agli arabi. E poi arriveranno anche i cinesi». E a chi pensa che sotto le parrucche i Legnanesi nascondano le rughe del tempo, ecco la risposta pronta di Luigi Campisi alias il Giovanni: «Un tempo, quando il mondo del cortile era vivo nella nostra società, i giovani non venivano agli spettacoli dei Legnanesi. perché era una realtà ben conosciuta. Oggi, molti giovani accorrono alle nostre riviste, attratti da queste leggende di cortile, figlie di un mondo di cui non sanno nulla». La missione dei Legnanesi ha ancora il suo perché, dunque: «Siamo gli unici rimasti a fare la rivista - conclude Provasio -. Non è musical, è qualcosa di diverso, che la gente richiede se è vero che superiamo le cento date a stagione». Nonostante qualche incomprensibile boicottaggio: «Si - ammette Provasio - per tristi ragioni di politica.

In estate facciamo diversi spettacoli in piazza e, per quanto ormai sia chiaro che noi non abbiamo nulla a che fare con la Lega, qualche amministrazione locale di centrosinistra ci bolla come simpatizzanti». La ruspante Teresa fa nomi e cognomi: «A Magenta ci andavamo da 5 anni, ora ci hanno detto che non siamo cultura, ma travestitismo».

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