Fra qualche settimana, il prossimo 14 marzo, il cardinale Dionigi Tettamanzi compirà 77 anni e concluderà il biennio di proroga che la Santa Sede gli ha concesso alla guida della diocesi ambrosiana. In quei giorni si metterà in moto la macchina per la designazione del suo successore. Un procedimento non facile: si tratta infatti di individuare il vescovo della diocesi che se si incrociano i dati sul numero di battezzati e sull’estensione del suo territorio può considerarsi la più grande del mondo e di certo la più importante d’Europa. Non è inusuale che un cardinale residenziale venga lasciato al suo posto per un certo tempo dopo il compimento del 75˚ anno d’età e la presentazione delle dimissioni obbligate a norma di diritto canonico. Se gode di buona salute e non ha chiesto di lasciare subito l’incarico (come ad esempio fecero a suo tempo i cardinali Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi), uno o due anni di proroga sono la norma. Del tutto straordinaria è stata invece la decisione vaticana di comunicare, su richiesta degli interessati, l’esatto periodo di questa proroga: è accaduto una prima volta con il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino. Si è ripetuto con Tettamanzi. E così come il meccanismo della successione si è velocemente attivato lo scorso giugno subito dopo lo scadere del biennio concesso a Poletto al quale è succeduto l’arcivescovo Cesare Nosiglia, tutto fa ritenere che questo avverrà anche con Tettamanzi, nonostante qualcuno ipotizzasse per lui un’ulteriore proroga per permettergli di ricevere a Milano Benedetto XVI a fine maggio 2012 per il raduno mondiale delle famiglie, e persino una conferma fino al 2013, anno in cui si celebreranno i 1700 anni dall’Editto di Milano. Il nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, il prossimo marzo, inizierà dunque la sua inchiesta tra il clero ma anche tra i laici della diocesi ambrosiana. Trattandosi della più importante sede cardinalizia del nostro Paese, saranno consultati anche i porporati delle altre sedi italiane. Poi tutto arriverà a Roma, nelle mani del Prefetto della Congregazione dei vescovi, il cardinale canadese Marc Ouellet. Al momento la partita è apertissima. Tra i candidati ci sono innanzitutto due cardinali di origine ambrosiana. Il primo è il «ministro della cultura» vaticano, il biblista Gianfranco Ravasi (68 anni). Per lui, che non ha mai guidato una diocesi, Milano significherebbe il viatico per un’eventuale candidatura in caso di conclave: l’autorevole vaticanista americano John Allen già da tre anni infatti lo indica tra i più accreditati «papabili» italiani. Al momento le probabilità della sua nomina appaiono alquanto remote. L’altro possibile candidato cardinale è Angelo Scola (69 anni), patriarca di Venezia dal 2002: stimato da Papa Ratzinger, del quale è stato collaboratore all’ex Sant’Uffizio, nelle diocesi che ha retto ha mostrato di non farsi condizionare dalle sue origini cielline e in questi anni nella città lagunare è stato protagonista di iniziative di dialogo con l’Oriente.Iltrasferimento da una sede cardinalizia italiana a un’altra è del tutto inusuale, anche se il primo precedente è stato rappresentato proprio da Tettamanzi, trasferito sessantottenne da Genova a Milano. Il candidato considerato più vicino al Segretario di Stato Bertone è l’attuale vescovo di Piacenza, Gianni Ambrosio ( 67 anni), di origini vercellesi, già assistente ecclesiastico dell’Università cattolica a Milano. Ci sono poi tre nomi di vescovi della Lombardia su cui potrebbero puntare i sostenitori della continuità con Tettamanzi: Luciano Monari ( 69 anni a marzo), vescovo di Brescia; Diego Coletti (69 anni), vescovo di Como e il neo-vescovo di Bergamo, Francesco Beschi (60 anni il prossimo agosto). Mentre tra gli attuali vescovi ausiliari di Tettamanzi, l’unico nome che si fa è quello di Franco Giulio Brambilla (61 anni). Più defilata appare la candidatura del vescovo di San Marino, Luigi Negri (69 anni), di origini cielline, a lungo docente alla Cattolica. Ricordando che proprio la sede ambrosiana il secolo scorso ha avuto tre pastori che vi sono arrivati senza precedenti esperienze episcopali – Alfredo Ildefonso Schuster (beato), Giovanni Battista Montini (Papa e candidato agli altari), Carlo Maria Martini – c’è chi auspica l’arrivo di un giovane outsider come l’attuale Custode di Terra Santa, il francescano bergamasco Pierbattista Pizzaballa (47 anni). Tettamanzi è un arcivescovo amato dai fedeli, con i quali s’intrattiene con semplicità al termine di ogni cerimonia e che il settimanale Famiglia Cristiana ha eletto «italiano dell’anno 2010», in quanto simbolo di «una Chiesa che non si arrocca nei sacri palazzi, nella cura di propri “orticelli”. Ma dialoga con tutti. Premurosa verso gli ultimi della società».
Lascia al suo successore alcuni problemi aperti,tra i quali l’introduzione delle unità pastorali e l’accorpamento delle parrocchie, che una parte non ininfluente del clero ha mal digerito considerandola una scelta calata dall’alto; la discussione sul nuovo Lezionario; le rigidità di alcuni collaboratori che rivendicando l’autonomia liturgica del rito ambrosiano hanno prontamente respinto al mittente come inapplicabile il motu proprio di Benedetto XVI che ha ridato cittadinanza nella Chiesa alla messa preconciliare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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