Il gruppo Luxottica compra gli occhiali cinesi

Per ora il fatturato sarà l’1% del totale dei ricavi di gruppo

da Milano

«Venderemo made in Italy ai cinesi, e made in China al resto del mondo». Così Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica, sintetizza le strategie del gruppo in Cina, dove realizza il 15% della produzione e ha appena concluso la sua terza acquisizione, confermandosi leader del mercato di fascia alta. Ora sono 278 i negozi del gruppo di Agordo in Cina, compresi i 68 di Optical Shop a Hong Kong e i 77 di Xueliang Optical a Pechino. Acquistata per circa 29 milioni di euro, infine, Ming Long Optical porta in dote a Luxottica la posizione leader nella vivace provincia meridionale di Guangdong. «Adesso ci vuole un marchio unico - spiega Guerra - per tutte e tre le catene, dalle quali ci aspettiamo nel prossimo anno un fatturato intorno ai 60 milioni di dollari. Certo, non è una cifra da capogiro: rispetto al nostro fatturato totale, stiamo parlando dell’1 per cento. Ma strategicamente è un punto di forza: il mercato dell’ottica cinese, già ora vicino ai 2 miliardi di dollari, sta crescendo del 10-15% all’anno, anche perché il 90% della popolazione è miope, quindi ha bisogno di occhiali. E non può comprarli all’estero, perché non sono adatti alla sua conformazione facciale: come sono invece quelli che noi realizziamo espressamente per l’Estremo oriente». In Italia, però: perché i cinesi in grado di acquistare nei negozi di proprietà di Luxottica - attualmente 60 milioni di persone, destinati a diventare 150 in meno di tre anni - esigono occhiali made in Italy e delle marche più prestigiose, primi fra tutti i celeberrimi Ray Ban, fiore all’occhiello del gruppo di Agordo. Nello stabilimento cinese, invece, vengono realizzate per l’esportazione le seconde linee delle grandi firme, con metodi identici a quelli italiani. E allo stesso modo, dalla prossima primavera, si lavorerà nel secondo stabilimento, costruito accanto a quello già esistente, consentendo di raddoppiare, nel giro di qualche anno, la quota di produzione realizzata in Cina. Tra i progetti dell’immediato futuro, invece, non figurano nuove acquisizioni: del resto, Luxottica sta concludendo ora l’integrazione con due importanti catene, l’australiana Opsm e l’americana Cole National, strappata a colpi di opa proprio ai cinesi di Moulin International.

E anche grazie all’andamento del dollaro, Luxottica ha rivisto nei giorni scorsi le stime di utile per azione per il 2005 da 0,68-0,70 euro a 0,74-0,75, rispecchiando un miglioramento dell’utile netto tra il 16 e il 18 per cento. Piazza Affari ha apprezzato lo shopping cinese del gruppo guidato dal presidente Leonardo Del Vecchio: il titolo ha chiuso in rialzo del 3% a 21,61 euro.

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