Il «guardiano del faro» è arrivato troppo tardi

Francesco Gambaro

Per la gente del posto è il «guardiano del faro». Così è conosciuto a Nervi il clochard che ieri mattina, verso le cinque, ha scoperto per primo le due donne, che si sono impiccate a una scaletta di fronte alla passeggiata Anita Garibaldi. Gli abitanti della delegazione lo chiamano così da quando, dieci anni fa, una notte salvò le barche dei residenti da un gruppetto di vandali che stava cercando di bruciarle. Da quel giorno il clochard si è conquistato l'affetto e la simpatia dei nerviesi.
L'uomo dorme spesso nella zona di rimessaggio delle barche nel centro sportivo Ge.Ta., a pochi metri dal luogo del suicidio. Non l'altra sera. Solo intorno alle cinque il clochard è tornato a prendersi il pacco con tutti i suoi vestiti, che aveva lasciato vicino a una barca e si è accorto delle due donne impiccate. Dopo la terribile scoperta, ha chiamato l'addetto alla nettezza urbana e il custode dei bagni «Swing». Pochi minuti dopo sul luogo della tragedia è arrivato anche il bagnino degli stessi stabilimenti balneari. Alla scena agghiacciante ha assistito una ragazza trentenne, che alle 6.20 stava portando a spasso il cane in passeggiata. Alla vista dei due corpi, la giovane donna non ha retto allo choc ed è svenuta. Suo padre, Tito Minato, è il macellaio di Nervi. Che ricorda così quei momenti concitati: «Sono stato svegliato di soprassalto e pochi minuti dopo ero sul luogo della tragedia. Uno spettacolo raccapricciante vedere quei due corpi penzolanti nel vuoto. Qui un fatto del genere non era mai capitato. Siamo tutti sconvolti». Minasso conosce di persona il barbone che ieri ha dato per primo l'allarme: «Molte notti - racconta il macellaio - dorme vicino alla mia barca e lascia il pacco con tutte le sue cose. A Nervi lo conosciamo da quella volta che salvò le nostre lancette da alcuni balordi che volevano incendiarle. Non ha l'aspetto di un clochard, almeno per i vestiti che indossa». Dieci anni dopo l'uomo è balzato ancora agli onori della cronaca. Ieri in passeggiata non si parlava d'altro. «Non ho visto le due donne per puro caso», racconta il titolare dello studio d'arte che si trova a pochi metri dalla zona di rimessaggio delle barche, teatro del suicidio. «In genere arrivo in negozio alle 9, ieri mezz'ora dopo. Ho visto trasportare il sacchetto con le corde utilizzate dalle due donne per togliersi la vita. A quell'ora erano già arrivati tutti: polizia, carabinieri, fotografi. E un sacco di curiosi».

Ieri la passeggiata «Anita Garibaldi» è rimasta chiusa fino a metà mattinata, per consentire ai carabinieri e alla scientifica di effettuare tutti gli accertamenti del caso. Solo intorno alle 11 la situazione è tornata a un'apparente normalità. Ma bar, negozi e stabilimenti balneari sono rimasti desolatamente vuoti per tutta la giornata. Non certo per la pioggia.

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