Le motivazioni depositate oggi lo hanno confermato: quella benda che il maresciallo Fabio Manganaro aveva messo sugli occhi di Natale Hjorth, uno degli americani condannati per l'omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, non costituisce reato.
Quella benda che nell'estate 2019 finì su tutti i giornali suscitando l'immediata reazione del Comandante generale dell'Arma e del mondo politico (l'allora premier Conte non esitò un attimo a condannare il gesto) non rappresenta una condotta criminosa. È scritto nero su bianco dai giudici della Prima Corte di Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del 26 aprile scorso dall'accusa di misura di rigore non consentita dalla legge: "La condotta tenuta dal maresciallo Manganaro non è stata accompagnata dalla coscienza e volontà di realizzare una condotta criminosa, vale a dire di determinare consapevolmente un significativo peggioramento della restrizione della libertà personale e magari anche di umiliare il fermato per fini vendicativi o di impedire a Natale Hjorth di riconoscere gli altri militari che lo stavano insultando o minacciando" ma è stata accompagnata "solamente dalla volontà di proteggere l'integrità fisica e psichica di Hjorth, nel tentativo di riportarlo alla calma e di meglio compiere gli atti di polizia giudiziaria".
E ancora: "La scelta del bendaggio degli occhi è stata presa nella immediatezza, certamente non è stata programmata ed è risultata un'azione estemporanea e d'impeto - scrivono i giudici d'Appello - in quanto il Manganaro ha utilizzato il primo accessorio che casualmente ha rinvenuto nella stanza ovvero un foulard lasciato in precedenza da qualcuno sull'attaccapanni della stanza stessa. La mancanza di prova certa della durata del bendaggio stesso non può escludere che la stessa privazione del visus del giovane fermato si sia limitata a un numero indeterminato, ma limitato di minuti". Per i giudici, dunque, deve ritenersi ragionevolmente dimostrato che Manganaro "abbia sì adottato oggettivamente una irrituale temporanea misura di maggior rigore, ma abbia agito senza la volontà di modificare in senso peggiorativo lo stato di restrizione in cui si trovava legalmente Natale Hjorth". E "deve pure considerarsi che Manganaro, in quel contesto ambientale assai complicato, ha dovuto prendere da solo e senza il supporto delle gerarchie superiori e senza potersi confrontare con altri colleghi, delle decisioni immediate importanti sulla gestione della persona fermata", spiegano ancora.
Grande soddisfazione da parte dell'avvocato Roberto De Vita difensore, insieme alla collega Valentina Guerrisi, del maresciallo Fabio Manganaro: "Dopo i gravi errori della Procura e del Tribunale, la Corte di Appello rende finalmente giustizia al maresciallo Manganaro con motivazioni talmente forti che impongono anche all'Arma dei Carabinieri di annullare l'ingiusta sanzione disciplinare inflitta e di reintegrare il militare nei servizi operativi. Ci attendiamo che il Comandante Generale voglia ricevere il maresciallo Manganaro come gesto simbolico riparativo per tutta la sofferenza patita in solitudine dal sottufficiale e dalla sua famiglia".
Nell'udienza dell'11 novembre 2022 Manganaro al pm aveva detto: "Per tentare di evitare che il soggetto incrociasse sguardi di persone che non doveva, piuttosto che potesse procurarsi autolesionismo, istintivamente mi è venuto di coprirgli gli occhi, per
disorientarlo. Effettivamente, ciò è accaduto, perché appena messa la copertura, il soggetto si è tranquillizzato". E alla fine la Corte d'Appello gli ha dato ragione. E con le motivazioni di oggi la ragione è ancora più pesante.
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