Dalla Guerra del Golfo allo Stato Islamico, effetto boomerang

Secondo padre Jean-Marie Benjamin la situazione attuale è l’effetto boomerang della guerra di George W. Bush del marzo del 2003 e delle atrocità commesse dall’invasore americano

Padre Benjamin e Tareq Aziz
Padre Benjamin e Tareq Aziz

Nel novembre del 2002 padre Jean-Marie Benjamin ad una domanda sulle “armi di distruzione di massa” in possesso a Saddam Hussein, fatta da Bruno Vespa a Porta a Porta, rispondeva con un’altra domanda inoppugnabile: “Come si fa a provare che non si possiede qualcosa?”.

Con questo interrogativo è iniziata anche la conferenza di ieri a Perugia organizzata dal Circolo culturale Primomaggio per presentare, a dodici anni di distanza dall’invasione del Paese da parte della coalizione, l’ultimo lavoro di padre Benjamin: Iraq - L’effetto boomerang. Da Saddam Hussein allo Stato Islamico (Editori Riuniti).

Il sacerdote, impegnato dal lontano 1997 a denunciare le tragiche condizioni del popolo iracheno, ripercorre nel suo libro gli avvenimenti del passato con documenti ed informazioni inedite, fino ad arrivare all’attuale situazione in Siria, Iraq e tutto il Medio Oriente.

“Oggi gli Usa e i loro alleati europei sono alle prese con il sedicente Stato Islamico, un mostro inarrestabile che essi stessi hanno concorso a creare”, spiega Benjamin alle persone intervenute alla tavola rotonda. “Questa situazione è l’effetto boomerang della guerra di George W. Bush del marzo del 2003 e delle atrocità commesse dall’invasore americano”.

Secondo il religioso “lo Stato Islamico è stato lasciato libero di muoversi dagli stessi Stati Uniti perché utile a far cadere il governo di Assad”. Ma tutto questo “è cambiato con l’entrata in campo della Russia il 30 settembre 2015”. E definisce “la nuova coalizione anti terrorismo guidata dall’Arabia Saudita come doppiogiochista”, impegnata a “combattere gli sciiti in Yemen” più che i tagliagole dell’Isis.

L’analisi di padre Benjamin - che nel 2003 ha fatto incontrare Papa Giovanni Paolo II e Tareq Aziz, allora vice-Primo Ministro degli Esteri iracheno morto nel giugno di quest’anno - riprende la teoria del “terrorismo occidentale” del filosofo Noam Chomsky.

Una teoria che fa riflettere, utile a non ripetere gli orrori del passato commessi in Iraq, Afghanistan e Libia. Ma ora c’è bisogno di trovare risposte concrete e a lungo termine. Per fermare lo Stato Islamico e tutto il terrorismo.

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