La guerra paralizza la Croce Rossa

A novembre i volontari della Croce Rossa che prestano servizio presso i 28 comitati locali di Genova hanno potuto effettuare gli interventi di primo soccorso notturno una sola volta in tutto il mese. È l'effetto più dirompente (e preoccupante) dello scontro scoppiato da sette mesi tra il comitato provinciale da una parte e quello regionale e nazionale dall'altra dell'ente di pubblica assistenza, che solo nella Provincia di Genova conta 9 mila volontari.
Il 14 luglio scorso i componenti del consiglio direttivo del comitato provinciale, costituitosi nel novembre 2005, sono stati commissariati per la prima volta dal comitato regionale, presieduto da Massimo Nisi e dal comitato nazionale che fa capo al presidente Massimo Barra. Neppure il tempo per il comitato provinciale di esultare dopo l'accoglimento del ricorso da parte del Tar che è seguito un secondo e poi un terzo commissariamento «a causa delle gravi inadempienze» riscontrate dai vertici regionali e nazionali. Finchè pochi giorni prima di Natale, con ordinanza del 21 dicembre, il tribunale amministrativo regionale ha accolto nuovamente la domanda di sospensione dell'atto impugnato, reintegrando nelle sue funzioni il consiglio direttivo del comitato provinciale che rappresenta il 60 per cento dei comitati di tutta la Liguria. Ma ad oggi l'atto ufficiale di reintegro da parte della presidenza nazionale non è ancora arrivato. E i comitati locali sono sul piede di guerra. «Dopo il primo commissariamento - racconta l'avvocato Daniela Cordone, presidente del comitato provinciale - 21 presidenti su 28 hanno scritto una lettera al presidente nazionale per chiedergli spiegazioni, ma le motivazioni le abbiamo apprese solo per via giudiziale». Eccole, in estrema sintesi: «Aver omesso ogni iniziativa per fronteggiare la grave situazione finanziaria e di cassa; aver avviato iniziative volte ad ottenere il riconoscimento riservato agli enti di volontariato; aver avviato un'importante iniziativa umanitaria al di fuori del coordinamento regionale». I comitati genovesi si difendono e passano al contrattacco. Spiega l'avvocato Cordone che «abbiamo ereditato una situazione contabile pregressa molto preoccupante con un deficit di cassa che a inizio 2006 ammontava a 63 mila euro. Alla fine dell'anno era ridotto a 42 mila euro con la previsione di incamerare altri 65 mila euro dai comitati provinciali genovesi». Ma le conseguenze del commissariamento sono pesanti. A parte il danno alla credibilità dell'associazione, preoccupa il taglio agli interventi di primo soccorso alle persone ammalate e alle attività sociali e sanitarie provocato dalla paralisi in cui oggi si trova la Croce Rossa di Genova. Mentre la mancata stipula delle convenzioni in atto arrecherà ulteriori danni economici all'istituzione di pubblica assistenza. Nei suoi sette mesi di attività il comitato provinciale aveva, infatti, siglato cinque convenzioni con altrettanti enti genovesi e non. Dal Salone Nautico a Euroflora, dallo Yacting club (per garantire la sicurezza in mare durante le regate) alle Asl 3 e 4, fino al Coni, ai cui istruttori la Croce Rossa si era impegnata a offrire corsi di primo soccorso. Tutto questo ora torna in discussione. Ce n'è abbstanza perché la larga maggioranza dei comitati locali della Provincia, «non vedendosi rappresentati né tutelati dal presidente regionale Massimo Nisi», ne chiedano le dimissioni.


Pronta la replica del comitato regionale che esprime «il più assoluto dissenso circa i paventati pregiudizi per l’attività del Cri, che si vorrebbero legare a questo procedimento amministrativo. L’impegno della Cri non è mai venuto meno, né potrebbe essere altrimenti, visto che il procedimento amministrativo riguarda un organo provinciale, che per statuto non svolge attività».

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