Erdogan e il piano sulla Siria: "Assad ha rifiutato la nostra mano tesa"

Il presidente turco esprime il suo rammarico per il rifiuto del suo omologo siriano a trovare una soluzione condivisa per il futuro della Siria

Erdogan e il piano sulla Siria: "Assad ha rifiutato la nostra mano tesa"
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Nelle stesse ore in cui i jihadisti di Al Jolani marciano verso Homs, Recep Erdogan rompe il silenzio sulle trattative sottotraccia con Assad: "Abbiamo avuto una chiamata con Assad. Gli abbiamo detto: determiniamo insieme il futuro della Siria. Purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta positiva" su questo. Lo ha detto il presidente turco dopo la preghiera del venerdì, secondo quanto riportano i media turchi tra cui Anadolu.

Erdogan ha detto che "in passato" ha invitato l'omologo siriano al tavolo dei negoziati per "determinare insieme il futuro della Siria e della regione", ma lui "sfortunatamente non ha risposto positivamente". Lo ha spiegato lo stesso Erdogan nel corso di una conferenza stampa a Istanbul, dicendo di aver "teso la mano ad Assad, ma lui non ha risposto". E dunque: "Ora le forze dell'opposizione hanno preso il controllo di diverse città siriane" e la Turchia "segue da vicino gli sviluppi", ha aggiunto il presidente turco citato dall'emittente Trt. "Idlib, Hama, Homs e infine Damasco, questa marcia dell'opposizione continuerà. Speriamo che proceda senza intoppi e senza incidenti", ha proseguito.

Erdogan ha lanciato un appello al regime siriano ffinchè trovi "urgentemente una soluzione politica" per evitare che la guerra civile continui. Il regime siriano deve stabilire con il proprio popolo e con le opposizioni un dialogo e lo deve fare urgentemente se vuole porre fine al conflitto attraverso una soluzione politica, secondo Ankara. Un concetto che Erdogan ha ribadito nel colloquio telefonico avuto ieri sera con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

La Turchia si dichiara compiaciuta per gli ultimi sviluppi in Siria. Secondo il quotidiano Le Monde, Ankara avrebbe validi motivi per essere ottimista: senza impiegare ulteriori forze nel nord della Siria, il governo turco potrebbe presto realizzare due obiettivi di lunga data. Tra questi, l'espansione dell'influenza turca oltre le aree già controllate dai suoi militari lungo il confine e il ritiro delle forze curde siriane legate al PKK. Come riportato dal Wall Street Journal, il presidente turco è ora in una posizione più robusta per intensificare le pressioni sui gruppi curdi operativi in Siria.

Gonul Tol, responsabile del programma Turchia presso il Middle East Institute di Washington, sostiene che Erdogan stia cercando di sfruttare la situazione siriana come "un’occasione da non perdere". Ankara, nel frattempo, preme su Damasco per favorire una risoluzione politica del conflitto, una mossa che mira a consolidare i suoi interessi strategici e a garantire una maggiore stabilità regionale. All’interno della Turchia, c’è chi auspica che i successi militari contro le forze pro-Assad possano incentivare il rientro dei profughi siriani.

Tuttavia, il pericolo di un risultato opposto è concreto. I violenti bombardamenti aerei da parte di Damasco e Mosca sulle zone sotto il controllo dell’opposizione armata, tra cui Aleppo, stanno provocando una nuova emergenza umanitaria.

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