Dai test dimostrativi all'inverno nucleare: i 4 scenari dell'escalation che agitano le cancellerie

Simulazioni dei think tank americani L’ipotesi minima è di una «prova» in Siberia. La peggiore: attacco a basi Nato

Dai test dimostrativi all'inverno nucleare: i 4 scenari dell'escalation che agitano le cancellerie

Partiamo da una premessa. Il trasferimento di un contingente di atomiche tattiche dalla Russia alla Bielorussia, annunciato sabato da Vladimir Putin, non è immediato. E non aumenta il rischio di un attacco nucleare all’Ucraina e all’Europa. Per trasferire gli ordigni bisognerà attendere la costruzione dei silos predisposti che, come ha chiarito Putin, saranno pronti solo dal primo luglio. Il trasloco non ne rende però più facile o più immediato l’utilizzo. Gli obbiettivi tenuti sotto tiro dalla Bielorussia possono venir colpiti anche oggi, e con la stessa facilità, dal territorio russo. Ma se nella pratica poco cambia dal punto di vista psicologico il messaggio non è irrilevante.

La mossa russa fa capire agli europei che l’avvicinamento delle testate va di pari passo con una maggiore propensione al loro impiego. Soprattutto se, come prevede la dottrina nucleare del Cremlino, le azioni della Nato in Ucraina si rivelassero rischiose per l’integrità della Russia. Ma quali sono gli scenari di uno scontro nucleare? E qual è il rischio di trascinare il pianeta verso l’inverno nucleare? Il primo scenario contemplato dal «Council of Foreign Relation», uno dei centri studi più influenti d’oltre-Atlantico, è quello di un test nucleare russo. Il test condotto nelle regioni siberiane o in acque internazionali sarebbe il primo dalla caduta dell’Urss e rappresenterebbe l’avvertimento finale per Kiev e Nato. Il passo successivo, molto più serio in termini di perdite umane e danni materiali, contemplerebbe l’impiego di un’arma nucleare tattica nelle retrovie ucraine per distruggere i depositi di armi occidentali.

La Nato risponderebbe colpendo con armi convenzionali i centri di comando russi in Ucraina. Ma l’intervento diretto dell’Alleanza Atlantica costringerebbe la Russia ad arretrare sia dai territori annessi a settembre (Kherson, Zaporozhye, Lugansk e Donetsk) sia dalla Crimea. L’addio a territori considerati già russi potrebbe spingere Mosca a colpire con un’altra atomica tattica la Polonia, uno dei paesi Nato più solidali con l’Ucraina. L’inevitabile reazione prevederebbe l’attacco con armi convenzionali a numerose basi militari in territorio russo. La successiva escalation è tratteggiata in Plan A, una terrificante simulazione della Princetown University.

Nella prima fase di Plan A, si ipotizza ancora l’utilizzo esclusivo, seppur in grande numero, di ordigni tattici, ovvero armi nucleari di potenza e radioattività contenuta. Il nuovo scenario inizia con il lancio dall’enclave russa di Kaliningrad di un missile Iskander con testata termobarica su una base americana in Germania. Un attacco a cui Washington risponde con una testata equivalente su Kaliningrad. La risposta russa prevede il lancio di 300 testate sulle principali basi americane in Europa tra cui Ghedi, Aviano e Sigonella in Italia.

La risposta americana non è da meno.

In pochi minuti 180 missili lanciati da aerei colpiscono le principali installazioni militari in Russia. Nella simulazione della «Princeton University» le prime tre ore dell’escalation mietono 2 milioni e 600mila vite e fanno tabula rasa di ampie zone dell’Europa. Il tragico scenario è solo il primo passo verso l’apocalisse. Il via all’escalation strategica lo danno gli Usa colpendo con 600 testate montate su vettori intercontinentali i principali siti nucleari russi. Ma prima di venir colpita Mosca riesce a rispondere con salve di ordigni atomici lanciati da mezzi terrestri, silos e sottomarini. Nel giro di 45 minuti il conflitto causa 3 milioni e 400mila vittime.

Ma Stati Uniti e Russia non si fermano lì e cercano di distruggere reciprocamente le trenta

città più importanti facendo cadere dalle cinque alle dieci testate su ogni centro urbano. In meno di un’ora si contano 85 milioni di morti e l’avvento dell’inverno nucleare sull’intero emisfero settentrionale del pianeta.

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