Escalation incontrollata tra Israele e Hezbollah: i timori degli Stati Uniti

Funzionari americani hanno dichiarato che gli attacchi israeliani in profondità in Libano e il crescente numero di razzi sparati dai terroristi filo-Iran potrebbero far degenerare la situazione in una guerra aperta

Escalation incontrollata tra Israele e Hezbollah: i timori degli Stati Uniti
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A Washington serpeggia la paura di una possibile escalation incontrollata in Medio Oriente. Secondo Cbs News, che ha citato funzionari americani, gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per l’inizio di una guerra totale tra Israele e Hezbollah alla luce della situazione molto tesa al confine con il Libano.

Alcuni ufficiali statunitensi hanno affermato di interpretare i recenti attacchi israeliani più in profondità nel territorio del Paese dei cedri come la preparazione del terreno per un assalto su larga scala da parte delle Idf. Altri hanno focalizzato l’attenzione sui terroristi del Partito di Dio e hanno descritto uno scenario in cui il volume crescente di razzi lanciati verso lo Stato ebraico potrebbe comportare “conseguenze non intenzionali” che costringerebbero Tel Aviv a rispondere, scatenando una guerra non voluta che gli israeliani non potranno portare a termine senza il sostegno degli Stati Uniti.

Sin dal 7 ottobre l’amministrazione Biden ha lavorato intensamente per disinnescare la situazione lungo la Linea blu. In caso di conflitto aperto in Libano, infatti, aumenterebbero notevolmente i rischi per le truppe statunitensi schierate in Iraq, Giordania e Siria. Amos Hochstein, diplomatico di alto livello della Casa Bianca, si recherà in Israele lunedì 17 giugno per tentare di trovare una soluzione. L’ostilità crescente tra lo Stato ebraico e gli Hezbollah ha anche reso più difficile il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco tra il governo di Benjamin Netanyahu e Hamas. “L’aspetto più importante della proposta di tregua e di rilascio degli ostaggi che è attualmente in discussione è che, se essa sarà approvata, potrà avere conseguenze anche nel nord di Israele”, ha dichiarato un funzionario americano di alto livello. “Vi è un’opportunità di chiudere completamente questo conflitto, ma devono esserci degli accordi che permettano agli israeliani di tornare nelle loro case nel nord con garanzie di sicurezza che non siano il 6 ottobre di Hezbollah”.

All’interno dello Stato ebraico, una possibile guerra con i terroristi filo-iraniani è diventata un elemento centrale del dibattito politico.

L’estrema destra religiosa del ministro Itmar Ben-Gvir continua a premere per un’operazione su vasta scala nel sud del Libano e ha accusato il governo di debolezza nella sua risposta ai continui attacchi contro i territori settentrionali di Israele. A inizio giugno, il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che le Idf sono pronte a “un’azione estremamente potente” nel Paese dei cedri.

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