Gli israeliani hanno deciso di combattere il fuoco con il fuoco, affidandosi a un’arma che nei secoli passati ha dimostrato ampiamente la sua efficacia: il trabucco. In un video circolato sui social, si vedono dei soldati delle Idf che lanciano proiettili incendiari con questa macchina d’assedio medievale oltre il confine con il Libano, nel territorio controllato dagli Hezbollah.
L’esercito di Tel Aviv ha spiegato che l’utilizzo di questo antico strumento non è molto diffuso e che è stata un'iniziativa locale. Per quanto riguarda i motivi dietro la decisione di appiccare incendi oltre il confine, essi potrebbero essere due: bruciare la fitta vegetazione a ridosso della Linea blu, che rende difficile per i soldati stanziati lì identificare gruppi di terroristi in avvicinamento; spianare la strada in vista di un’operazione di terra su vasta scala nella parte meridionale del Paese dei cedri. Dopo i recenti sviluppi, quest’ultima possibilità si è fatta decisamente più concreta.
Lunedì 11 giugno, le Idf hanno eliminato l’alto comandante militare di Hezbollah Sami Abdallah, noto anche come Abu Taleb. In risposta, i terroristi libanesi hanno lanciato una raffica di 160 razzi verso il nord dello Stato ebraico, provocando vasti incendi ma senza causare feriti o danni materiali gravi. Nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13, i jet con la Stella di David hanno bombardato diversi edifici utilizzati dai miliziani filo-Iran ad Ayta ash-Shab e Aynata, nel sud del Paese. I miliziani del Partito di Dio hanno sparato altri 40 missili e cinque droni verso la Galilea e le alture del Golan. Secondo l’emittente televisiva Kan, questa recente escalation potrebbe far collassare l’ultima proposta di accordo per il cessate il fuoco, già in bilico dopo la risposta di Hamas che, secondo il direttore del Mossad David Barnea, è stata un sostanziale rifiuto vista la quantità di modifiche che hanno alterato completamente la bozza presentata da Washington.
Sulla questione è intervenuto il segretario di Stato americano Antony Blinken, secondo cui “la maggior parte delle parti coinvolte crede che ci possa e ci debba, idealmente, essere una soluzione diplomatica delle differenze che possono accendere il conflitto” e “i 60mila israeliani” costretti ad evacuare a causa delle minacce di Hezbollah “devono poter tornare a casa, ci sono anche persone del sud del Libano che devono poter tornare a casa”.
Anche l’Iran ha preso posizione, schierandosi a fianco dei propri alleati. “Consigliamo a Israele di non cadere nel pozzo del Libano. Non permetteremo a Israele di raggiungere i suoi obiettivi in Libano”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Teheran Ali Bakri Keni.
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