
È solo un timido segnale, ma lascia ben sperare. A Gaza ci sono state delle proteste anti Hamas. Decine di residenti di Khan Younis, nel sud della Striscia, hanno sfilato in corteo gridando "fuori Hamas". In poche ore ci sono state altre due mobilitazioni, nei campi profughi di Beit Lahiya, nel Nord, e poi a Jabalia, come si vede dai video postati sui social.
Queste persone sono scese per strada per urlare tutta la loro rabbia contro i fondamentalisti che, ormai da anni, affamano un popolo ragionando solo in funzione dello scontro totale contro Israele. C'è chi si spinge oltre e non si limita a chiedere di poter tornare a mangiare regolarmente, ma punta il dito esplicitamente contro Hamas, definendola un’organizzazione terroristica. Sui social, intanto, parte il tam-tam: "Questa inondazione deve estendersi fino a ogni quartiere, ogni tenda palestinese in tutta Gaza".
È normale chiedersi se questa protesta sia spontanea oppure, in qualche modo, aiutata/indirizzata dagli israeliani. Una cosa è certa: gli sfollati di Gaza non ce la fanno più, la guerra è devastante, con tutti gli annessi e connessi: fame, freddo, distruzioni, oltre alla striscia infinita di sangue. A tenere in vita le vittime di questa situazione c'è solo la speranza che tutto finisca presto. Ma è una speranza che, purtroppo, è ridotta al lumicino.
"Non so chi abbia organizzato la protesta", ha detto all’Afp Mohammed, un manifestante che non ha voluto dire il proprio cognome per evitare possibili rappresaglie. "Ho partecipato per mandare un messaggio a nome del popolo: basta con la guerra!". Ovviamente la risposta dei fondamentalisti non si è fatta attendere, come rivela lo stesso Mohammed, che racconta di aver visto membri delle forze di sicurezza di Hamas in abiti civili interrompere la protesta. In alcuni video girati a Beit Lahia si vede che i manifestanti vengono dispersi e inseguiti dai miliziani. "Risorgi, popolo, rompi la barriera della paura e dell’oppressione. Rivoltati", ha scritto Mohammed su X, che accusa l'emittente qatariota al Jazeera di essersi rifiutata di riprendere la rivolta. "La gente è stanca - dice un altro giovane -. Perché Hamas non lascia il potere per proteggere il suo popolo?"
La rabbia e la frustrazione dei palestinesi è sempre più forte. Ed è chiaro, ormai, che questo popolo è ostaggio dei terroristi di Hamas. Se ne sono accorti anche a Ramallah, in Cisgiordania: "Le manifestazioni nella Striscia sono un grido dei residenti contro le politiche di Hamas", ha detto Mahmoud Al-Habash, consigliere del presidente dell’Anp, auspicando il ripristino del controllo dell’Anp sulla Striscia. "Dobbiamo concentrarci sulla rimozione di Hamas dal potere. Suggerisco all’organizzazione di ascoltare il popolo palestinese a Gaza". Non sarà facile, ma è la strada giusta da perseguire. La rivolta dal basso, estirpando il male (Hamas) dall'interno.
Probabile che Israele abbia capito l'errore commesso diversi anni fa, delegittimando l'Anp e la sua classe dirigente, corrotta e con tutti i limiti del mondo, ma pur sempre
preferibile ai criminali tagliagole che, in nome di una furia cieca antisionista, hanno condannato un intero popolo a vivere nell'inferno della guerra. Un'altra vita è possibile. La speranza torna a fare capolino tra le macerie.
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