A trent'anni dalla chiusura di Radio Mosca, in piena epoca digitale, Russia ed Occidente combattono ancora una “guerra delle onde” fra stazioni radiofoniche nuove e storiche, on air sulle frequenze analogiche o sull’esteso campo di battaglia di internet per conquistare (ed influenzare) l’opinione pubblica dei paesi avversari.
Un passo indietro
La Guerra fredda fu combattuta su tre livelli: quello sottomarino, quello della supremazia aerea e quello dell’intelligence. Vi è poi un quarto livello o, se si preferisce, un sottolivello dell’intelligence, la “guerra delle onde”. Radio Free Europe/Radio Liberty, Voice of America, Radio Mosca, Radio Saigon, American Armed Forces Network ed ulteriori emittenti che si contendevano l’attenzione del pubblico mondiale sulle frequenze ampie-medie.
Qualcuno ricorderà i nomi delle città ben impressi accanto alle frequenze dei vecchi apparecchi radiofonici. Ecco, Radio Bari e Radio Londra riuscivano ad essere ascoltate nel Medio oriente ed in Europa così come, dopo la Seconda guerra mondiale, Radio Free Europe e Radio Mosca potevano raggiungere paesi lontani attraverso l’etere. Le frequenze AM furono antesignane della comunicazione globale finché non furono soppiantate dalla televisione e, agli inizi degli anni Novanta, dall’uso privato e commerciale di internet. Tanto per fare un esempio, Radio Italia Buonasera della BBC ha trasmesso programmi in lingua italiana dal 1938 (inclusa la parentesi Radio Londra) al 1981, anno in cui la Rai intervenne per la prima volta sulla modulazione AM: niente più programmi esteri. Poi, dal 1999 al 2022 ascolto della sola Rai Radio1. Quarant' anni fa la radio tradizionale era sulla via del declino. Con la caduta dell’Urss, Radio Mosca chiuse i battenti. Era il 1993, la fine di un’epoca.
L’era digitale
Ma chiusura non vuol dire morte. La Voce della Russia ha subito rimpiazzato Radio Mosca, il cui nome ricordava troppo il passato sovietico. Così come Radio Free Europe ha diversificato la sua azione proiettandosi anche su Medio oriente ed Asia centrale, come nel caso di Radio Free Afghanistan.
Poi, con la diffusione della cultura digitale molte radio hanno preferito la rete all’etere, sia per una questione di costi sia per un diverso orientamento del pubblico, specie quello più giovane certamente più avvezzo all’uso di internet che non a quello delle radio a transistor. Non è un caso che La Voce della Russia abbia concluso le trasmissioni analogiche dieci anni fa, in favore del digitale (radiofonico ma non solo) attraverso i nuovi canali Russia Today e Sputnik piuttosto noti in occidente, specie a chi monitora il traffico di informazioni provenienti dalla Federazione russa.
Cambia la forma non la sostanza
Esattamente come nella Guerra fredda, la “guerra delle onde” Russia-occidente si gioca ancora con gli stessi partecipanti: Voice of America e Radio Free Europe da un lato, Russia Today e Sputnik dall’altro. Questi ultimi ultimi sono, di fatto, eredi di Radio Mosca oggi concentrati sul raccontare, positivamente, la Russia di Putin.
Come allora, i temi i generi delle trasmissioni sono informazione, intrattenimento, approfondimento in lingue diverse e ma con il chiaro obiettivo di fidelizzare il pubblico alla propria linea… editoriale aiutati, in questo dai siti internet dai quali poi si accede per collegarsi alla radio.
Scorrere le home page di Sputnik, Voice of America, Radio Free Europa fa scattare in automatico un sorriso: sembrano fatti con lo stampino: le voci principali sono “US News, Ukraine, Press Freedom, China, Iran” per i canali statunitensi, “World, America, Asia, India, Africa” per il canale russo. Le notizie principali riguardano, naturalmente, il confronto est-ovest con approfondimenti che si muovono in equilibrio fra notizie sensazionali e news reali. L’11 aprile, Radio Free Europe ritorna sul caso dell’evasione del magnate russo Artom Uss, evaso dai domiciliari in Italia lo scorso dicembre ed aiutato, nella ricostruzione di RFE, da una gang balcanica.
Fa eco Sputnik, richiamando l’attenzione sui bombardamenti ucraini con droni contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia con tanto di citazione di Rafael Grossi (direttore generale dell’agenzia per l’energia atomica) che avrebbe denunciato il rischio sfiorato domenica 7 aprile per la caduta di un APR sulla centrale.
Il pubblico
Secondo le stime fornite da RFE, sarebbero ogni giorno 40 milioni gli spettatori collegati da 23 paesi nel mondo, per ascoltare trasmissioni in 27 lingue. Non noto il numero di ascoltatori di Sputnik Radio. Tuttavia, nel 2022 la Associated Press riportava che l’emittente russa paga radio locali statunitensi per poter veicolare i suoi messaggi, sottolineando però che solo due stazioni trasmettono messaggi russi: una a Washington e un’altra nei sobborghi di Kansas City. Al di là del fatto che il pecunia non olet di latina memoria sembri essere quanto mai attuale, la motivazione che spingerebbe Peter Schartel da Kansas City a fare da cassa di risonanza al Cremlino è particolare: libertà e diversificazione d’informazione.
Già nella Guerra Fredda, il pubblico intercontinentale delle radio di est ed ovest era target di una vasta ed articolata attività psyops: contenuti studiati ed elaborati per influenzare l’opinione pubblica dei paesi avversari. Non che vi sia nulla di male, intendiamoci. In ambito civile ogni organo d’informazione ha la sua linea editoriale che talvolta è indipendente ed obiettiva, altre volte indirizzata a raccontare una realtà più… come dire? Sfumata.
D’altronde, le esperienze degli ultimi anni relative all’informazione su crisi economica, spread, pandemia, guerra in ucraina hanno accresciuto nel pubblico italiano ed internazionale una certa diffidenza nei confronti del main stream, facilitando così a canali internazionali come Sputnik di conquistare maggiori credibilità e seguito. In fondo, l’attività psyops si gioca anche su questo: la paura di non ricevere le informazioni corrette, di non sapere tutto, l’esigenza di essere rassicurati. Quando, in occidente, ci si stupisce della capacità di penetrazione della propaganda russa, si dovrebbe dapprima domandarsi se il pubblico occidentale sia sempre stato informato con trasparenza e correttezza circa gli sviluppi del conflitto.
E’ una guerra delle onde, appunto, in cui ciascuno cerca di “sfondare le linee” presentando le proprie news quali le più sensazionali e veritiere. L’approfondimento, la curiosità e la ricerca di altre fonti, oltreché leciti e corretti, sono strumenti indispensabili alla libera informazione ed ai cittadini per comprendere il livello di veridicità di quanto letto o ascoltato. Strategia difficile ai tempi della Guerra fredda, ma oggi possibile grazie alla rete…
Imparato a fare questo, si
possono ascoltare i programmi di tutte le emittenti radiofoniche del mondo con maggiori lucidità ed obiettività. Sentire anche cosa ha da dire l’avversario (e come lo dice) ci pone sempre un passo avanti a lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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