L'allarme di Usa e Francia: "Via da Russia e Bielorussia"

La resistenza ucraina non arretra di un millimetro. Tanto che secondo una rilevazione della Munich index security, soltanto il 6% degli ucraini sarebbe disposto ad arrendersi

L'allarme di Usa e Francia: "Via da Russia e Bielorussia"

La resistenza ucraina non arretra di un millimetro. Tanto che secondo una rilevazione della Munich index security, soltanto il 6% degli ucraini sarebbe disposto ad arrendersi, anche di fronte all'utilizzato di un'arma nucleare tattica da parte di Mosca. Ma la Russia continua a far paura, al punto che l'ambasciata americana ha esortato i cittadini statunitensi a lasciare «immediatamente» il Paese e invita i residenti a «esercitare una maggiore cautela a causa del rischio di detenzioni illegali». Allo stesso modo, le autorità francesi hanno invitato i connazionali ad abbandonare con ogni mezzo la Bielorussia, l'unico Paese fattivamente accanto alla Russia. Nel contempo un allarme arriva anche dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg secondo cui «stiamo già vedendo l'inizio di una nuova offensiva russa in Ucraina». Stoltenberg argomenta spiegando che «Vladimir Putin sta inviando migliaia e migliaia di truppe in più, accettando un tasso molto alto di perdite e dunque mettendo sotto pressione Kiev. Ciò che la Russia manca in qualità, cerca di compensarlo in quantità», anche se il portavoce del Cremlino Peskov assicura che non ci sarà una seconda mobilitazione parziale. Il segretario Nato conferma l'unico modo per aiutare l'Ucraina a resistere è quello di fornire più armi e già oggi si discuterà dell'ipotesi di fornire anche i jet a Kiev. La Nato ha anche subito un attacco hacker, con il portale delle operazioni speciali rimasto offline per ore. Dietro l'offensiva ci sarebbe il gruppo di hacker russi Killnet che hanno violato anche il sito web della base americana di Ramstein, in Germania. Il timore di un'escalation non riguarda però soltanto il conflitto in Ucraina ma si estende anche a quei Paesi che assistono da vicino all'evolversi della guerra. Dopo il fermo sostegno a Kiev confermato dall'Estonia, la presidente della Moldavia Maia Sandu accusa la Russia di preparare un colpo di Stato nel suo paese. «È un piano a breve termine con sabotaggi che coinvolgono persone addestrate militarmente travestite da civili. Preparano azioni violente, compresi attacchi ad alcune istituzioni dello stato e prese di ostaggi», ha detto la presidente, spiegando che il tentativo di golpe doveva essere nascosto dietro proteste pacifiche ma è stato intercettato dai servizi segreti prima che prendesse corpo. Minacce possibili e minacce reali, come quelle del leader ceceno Ramzan Kadyrov secondo cui «è necessario che le truppe russe prendano Kharkiv e Odessa». Kadyrov, accusato di gravissime violazioni dei diritti umani, ha anche detto che «l'esercito russo ha una forza viva, che può raggiungere e prendere anche Kiev». Mentre le forze armate ucraine dichiarano di aver distrutto «quasi un'intera brigata» russa, la 155ª brigata di fanteria che contava ben 5mila uomini, anche per ammissione di Kiev, la situazione a Nord di Bakhmut è difficilissima. «La situazione vicino a Soledar è complicata: il villaggio di Paraskovivka sta affrontando pesanti bombardamenti e aggressioni». Soledar è in mano russa a gennaio e da lì cercano di arrivare anche a Bakhmut, diventata città simbolo della resistenza ucraina benché sia ormai quasi disabitata e ridotta a un cumulo di macerie. Intanto le forze ucraine denunciano che i russi stanno volontariamente prosciugando il bacino di Kakhovka, nell'Ucraina meridionale. «È un ecocidio. Una minaccia per l'ambiente, l'approvvigionamento idrico e l'agricoltura», attacca la vice premier ucraina, Iryna Vereshchuk.

L'acqiua di Kakhova viene utilizzata, tra le altre cose, anche per raffreddare la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Anche per questo, il prosciugamento del bacino potrebbe avere effetti devastanti. Un altro pericolo che va ben oltre il conflitto stesso.

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