Armi nucleari statunitensi in Svezia nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto. L'apertura, implicita e indiretta, è arrivata dal primo ministro svedese Ulf Kristersson, secondo cui, in una situazione di guerra, Stoccolma dovrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di difendersi da "Paesi che potrebbero minacciare con armi nucleari". Chiaro il riferimento alla Russia, che non ha caso ha subito replicato per bocca di Sergej Lavrov. Il ministro degli Esteri di Mosca ha criticato la mossa dei Paesi occidentali e lanciato un preoccupante monito: "È un loro diritto, se vogliono essere sul campo di battaglia, saranno sul campo di battaglia".
La Svezia e l'apertura sulle armi nucleari
A giugno il Parlamento di Stoccolma voterà il disegno di legge del governo su un accordo di cooperazione militare con gli Stati Uniti, il cosiddetto accordo DCA, che conferisce all'esercito americano il diritto di utilizzare diciassette basi militari svedesi in tutto il Paese. L'accordo in questione, ha scritto il giornale svedese Express, è stato criticato perchè, a differenza di quello siglato da Danimarca e Norvegia, manca un passaggio sulla messa al bando delle armi nucleari in Svezia.
Stoccolma ritiene che ciò non sia necessario perchè esiste una decisione parlamentare secondo cui in tempo di pace non dovrebbero esserci armi nucleari sul territorio svedese. Kristersson ha però affermato che la questione potrebbe essere riconsiderata in caso di guerra in Svezia.
"In una situazione di guerra, la questione è completamente diversa - ha detto il premier svedese - se dovesse accadere il peggio, i paesi democratici nella nostra parte del mondo devono ovviamente essere in grado di difendersi dai paesi che potrebbero minacciare con armi nucleari". "Tutta la nostra appartenenza alla NATO e tutta la nostra difesa svedese mirano a impedire che tale situazione si verifichi. Se l'Ucraina fosse stata membro della NATO, non sarebbe stata attaccata dalla Russia", ha concluso il leader svedese.
La risposta della Russia: "Mosca è pronta"
Dicevamo di Lavrov. Da lui è arrivata la dura replica all'Occidente. "Se i Paesi occidentali vogliono risolvere la crisi ucraina sul campo di battaglia, allora Mosca è pronta", ha tuonato il ministro russo durante il dibattito nel Consiglio della Federazione, la sul rimpasto di governo attuato da Vladimir Putin. "Questo è un loro diritto: se vogliono stare sul campo di battaglia, saranno sul campo di battaglia", ha aggiunto il diplomatico.
All'ombra del Cremlino, intanto, va in scena il citato rimpasto deciso da Putin in persona. Il presidente russo ha deciso di sostituire il ministro della Difesa, Sergej Shoigu, dando un'importante scossa alla leadership militare russa a più di due anni dall'inizio dell'offensiva in Ucraina. Putin ha proposto l'economista Andrey Belousov come sostituto di Shoigu; contemporaneamente ha pubblicato i decreti che nominano Shoigu nuovo segretario del Consiglio di Sicurezza, in sostituzione di Nikolai Patrushev.
Dalla conferenza di pace che si terrà il mese prossimo in Svizzera, ha invece aggiunto lo stesso Lavrov, non arriverà altro che "un ultimatum per la Russia".
"Prima parleranno tra loro e poi ci chiameranno, non dobbiamo preoccuparci del fatto che non siamo stati invitati", ha concluso l'alto funzionario di Mosca spiegando di essere stato informato a gennaio sulla conferenza dal presidente svizzero Ignazio Cassis, incontrato a New York a margine della riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla Palestina.
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