Dmitry Medvedev torna a parlare e rivolgersi ai suoi interlocutori preferiti: l'Occidente a il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per l'ex presidente russo, ora a capo del Consiglio di sicurezza della Federazione, Zelensky non vuole avere colloqui di pace con Mosca "per paura di essere ucciso". Secondo Medvedev, che ha mandato questo messaggio attraverso il suo canale Telegram, l'Occidente si sarebbe stancato di un sostegno senza limiti nei confronti del governo di Kiev, e Zelensky, a detta dell'ex leader russo, "continua a peggiorare la situazione, a lamentarsi e a chiedere più soldi e più armi". Una scelta che, secondo il politico russo considerato un tempo il volto moderato della Russia e ora sempre più saldo nella sua versione da "duro e puro", sarebbe dettata dal fatto che Zelensky non potrebbe accettare un accordo senza incappare nell'ira dei militari ucraini e dei servizi, che appunto potrebbero metterlo nel mirino bollandolo come traditore.
Medvedev investe nelle divergenze?
La versione di Medvedev risulta interessante perché potrebbe confermare che in questo momento l'obiettivo di Mosca sia quello di mostrarsi aperta a un dialogo con l'Occidente. Dall'inizio della guerra, l'ex presidente russo è stato uno dei più ferrei sostenitori della linea intransigente nei confronti dell'Ucraina, dell'Europa e della Nato, arrivando a minacce pesanti nei confronti di quelli che considera i nemici esistenziali della Russia. Attacchi, insulti e minacce ritenuti sorprendenti da parte di uno che doveva essere, negli anni passati, il "volo buono" del post-putinismo.
Adesso, dopo l'incidente dei missili caduti in Polonia, ma soprattutto in un momento in cui Washington risulta più disponibile a sondare l'ipotesi di un negoziato (cosa che non indica, va detto, un disimpegno dall'Ucraina), Medvedev decide di non accusare gli alleati di Kiev ma anzi di considerarli quasi "vittime" della politica ucraina. Un rovesciamento di prospettiva che se da un lato dimostra la volontà di Mosca di investire nella divergenze tra governo ucraino e Nato, dall'altro appare anche un modo dell'ex presidente russo di evitare di incendiare nuovamente il dibattito contro Stati Uniti, Nato e Unione europea. Il nemico russo, secondo Medvedev, resta solo l'Ucraina.
La possibile svolta narrativa
L'impressione, infatti, è che in questa particolare fase della guerra anche i falchi russi abbiano evitato di entrare a gamba tesa nella sfida con il blocco occidente, come fatto nei giorni della ritirata da Kherson. Lo ha fatto capire, nella sua retorica, anche lo stesso Medvedev affermando che Usa, Ue e Nato non vogliono una "rottura definitiva" con Mosca: cosa che appare abbastanza curiosa dal momento che esso stesso ha rappresentato l'ala di chi perorava proprio lo strappo tra Occidente e Russia. Invece, in queste ore, il messaggio che arriva attraverso Telegram è diverso: il rischio di una terza guerra mondiale, afferma Medvedev, ha causato "i frequenti tentativi di frenare Kiev e farla ragionare per spingere per un negoziato". Dal momento che nei giorni precedenti all'incidente in Polonia lo stesso capo del Consiglio di Sicurezza russo affermava che il suo Paese stava combattendo una guerra contro la Nato, è possibile che dal Cremlino sia arrivato il segnale di evitare qualsiasi fattore di tensione e un cambiamento di tono verso l'Ovest.
Lo stesso portavoce della presidenza russa, Dmitrij Peskov, ha ribadito ai giornalisti che Mosca ha apprezzato la
moderazione atlantica sull'incidente polacco e ha sottolineato che "la comunicazione con l'Occidente potrebbe diventare un elemento di guida e di rafforzamento di un possibile dialogo" con l'Ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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