L’ombra lugubre di Alexei Navalny si allunga anche sulla guerra in Ucraina. L’eliminazione commissionata o comunque agevolata del principale oppositore sembra aver riacceso la voglia dell’Occidente di fare i conti con Vladimir Putin e il sostegno all’Ucraina è un buon modo per mandare messaggi all’autocrate di Mosca. Come ha scritto ieri su X il segretario generale della Nato Jens Stltenberg «È cruciale e urgente continuare a sostenere l’Ucraina. È il miglior modo per rendere omaggio alla memoria di Navalny».
Ieri anche il presidente statunitense Joe Biden, dopo aver puntato il dito contro Putin per la morte di Navalny («che l’abbia ordinato o no, è responsabile per le circostanze in cui si è trovato quell’uomo. Ho detto che ne pagherà il prezzo») ha confermato il suo sostengo a Kiev: «Sarebbe immorale se gli Stati Uniti non assicurassero ulteriori aiuti all’Ucraina, se il Congresso non approvasse i fondi. Sarebbe assurdo di fronte agli ucraini che hanno combattuto in modo così coraggioso ed eroico» contro l’invasione russa. «Trovo assurda l’idea che ora stiano finendo le munizioni e che noi ce ne andiamo». Una rassicurazione che l’inquilino della Casa Bianca ha fatto personalmente al presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel corso di una telefonata, dicendosi «fiducioso» che il Congresso degli Stati Uniti rinnoverà gli aiuti bellici. Si parla dello stanziamento da 60 miliardi di dollari che è stato approvato dal Senato ma che è atteso dal via libera della Camera, tutt’altro che scontato visto che il Congresso è in mano ai Repubblicani. Ma forse l’onda emotiva dell’uccisione di Navalny potrebbe cambiare un verdetto che fino a qualche giorno fa appariva già scritto.
Quel che pare certo è che a giugno dovrebbero essere consegnati all’Ucraina i primi caccia F-16 americani, il cui arrivo avrebbe dovuto avvenire già nel primo trimestre del 2024. Lo avrebbero detto a Foreign Policy in margine alla conferenza di Monaco alcuni funzionari europei, tra i quali il ministro della Difesa lituano Arvydas Anušauskas. «Il governo ucraino si aspetta che 12 piloti vengano addestrati sui jet da combattimento entro settembre», ha osservato la rivista.
La posizione della Cina resta ambigua. Ieri il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, ieri ha incontrato a margine della conferenza di Monaco sulla sicurezza internazionale il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba a cui avrebbe detto, secondo una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Pechino, che la Cina «non ricava alcun tipo di vantaggio dalla situazione» della Trump, possibile futuro presidente degli Stati Uniti che ha messo in dubbio il meccanismo automatico di intervento degli Stati Uniti in difesa di eventuali alleati sotto attacco, che quindi rende necessario pensare a un «piano B» per le nazioni europee.
Oggi a Bruxelles nel consiglio degli Affari esteri dei Paesi dell’Ue (per l’italia ci sarà il ministro e vicepremier Antonio Tajani) si parlerà anche di Aspides, la missiona navale
europea nel Mar Rosso «di cui l’Italia, che ha proposto l’iniziativa, assieme a Francia e Germania, avrà il comando operativo», fa sapere la fanesina, che parla di «un importante segnale di rafforzamento per la difesa europea».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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