"Non è stato un incidente": i sospetti di Zelensky sullo schianto di Brovary

Dopo l'incidente di Kiev Zelensky parla a Davos e afferma di non temere per la sua incolumità personale

"Non è stato un incidente": i sospetti di Zelensky sullo schianto di Brovary

Per Volodymyr Zelensky l'elicottero caduto nei pressi di un asilo nella regione di Kiev "non è stato un incidente ma un risultato della guerra". Parlando in videocollegamento con il World Economic Forum, Zelenksy ha fatto riferimento allo schianto dell'elicottero avvenuto oggi a Kiev in cui sono morte 16 persone, fra cui 3 bambini, il ministro dell'Interno, Denys Monastyrskyi e il suo primo vice, Yevgeny Yenin. Ciononostante il presidente ucraino ha dichiarato: "non temo per la mia sicurezza".

Reagisce così il capo di Stato ucraino e comandante in capo dell'esercito di Kiev alla tragedia che oggi ha decapitato i vertici della sicurezza del Paese. Un errore madornale, quello di far viaggiare i membri del Ministero dell'Interno all'interno dello stesso velivolo. Per la cui caduta Zelensky adombra l'ipotesi del sabotaggio o della caduta legata all'attività russa.

Parlando al gotha di Davos Zelensky ha invitato la platea a osservare un minuto di silenzio per le vittime ucraine causate dall'aggressione russa. I presenti in sala si sono immediatamente alzati, come il presidente ucraino nel suo ufficio, e sono rimasti in un silenzio solenne per sessanta secondi finchè Zelensky non ha ripreso a parlare. In seguito il presidente, parlando, si è dimostrato combattivo e deciso a mandare un messaggio ai russi: "la guerra continua. Non abbiamo iniziato noi questa guerra, ma la concluderemo", ha sottolineato Zelensky, parlando di quanto "risoluto e forte" sia lo spirito ucraino di fronte all'aggressione di Mosca. I cittadini russi, non solo il governo "devono aprire gli occhi se vogliono vedere il futuro della Federazione Russa, devono riconoscere i propri errori e rispettare la nostra integrità territoriale".

Nel giorno che segna la più grave crisi politica interna al suo governo dall'inizio della guerra e in cui l'esecutivo è stato funestato dalla morte del responsabile della sicurezza e dell'intelligence, Zelensky torna a rivolgersi ai suoi alleati: "L'Occidente ha esitato nel 2014, ma adesso il mondo non deve esitare, serve un approccio veloce nelle decisioni per aiutare l'Ucraina" e far fronte alla "Russia che sta esportando il terrore". Il 20 gennaio a Ramstein si riunirà il gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina guidato dagli Stati Uniti. Nella base militare tedesca Washington e i Paesi Nato, oltre agli alleati extraeuropei, decideranno sulle future forniture di armi al governo di Kiev. Forniture chieste a gran voce da Zelensky che vuole ottenere il sistema aereo Samp-T da Italia e Francia e gli agognati carri Leopard 2 dalla Germania.

Semaforo verde in arrivo in entrambi i casi, ma per la consegna ci vorrà tempo. La sicurezza che chiede Zelensky è innanzitutto questa e riguarda le forze armate e i civili di Kiev. Che il presidente intende tutelare contrattaccando all'aggressione russa mentre la guerra è destinata a continuare.

E valgono per tutti le parole provenienti da Roma da uno dei mediatori più attesi, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: "Rimane la nostra disponibilità e lo sforzo di pensare a qualcosa che possa sbloccare la situazione ma vedo che anche tutti gli osservatori e gli analisti concordano con questa descrizione pessimista della situazione". L'incidente odierno di Kiev rafforza questo fosco presagio.

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