Truppe Nato e forze speciali in Ucraina: la verità. Cosa c'è dietro

Il presidente francese Emmanuel Macron ha ipotizzato di mandare truppe "non combattenti" in Ucraina. Cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro quest'ipotesi

Truppe Nato e forze speciali in Ucraina: la verità. Cosa c'è dietro

Tre giorni dopo le dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, al termine della conferenza sul sostegno a Kiev convocata all'Eliseo, in cui si è ventilato l'invio di rinforzi militari in Ucraina, sono emersi maggiori dettagli, da fonti ufficiali, che possono permetterci di aprire una riflessione su quanto potrebbe palesarsi.

Innanzitutto è bene precisare che la presenza di personale militare di Paesi Nato in Ucraina è, come si suol dire, un “segreto di Pulcinella”: l'invio di sistemi d'arma diversi da quelli in uso all'esercito di Kiev richiede la presenza di personale occidentale per affiancare gli ucraini nei processi di manutenzione/utilizzo, inoltre la guerra contro la Russia sta facendo da “banco di prova” per nuovi armamenti, per cui sono presenti specialisti per farne una valutazione sul campo. Sin dall'inizio del conflitto sono presenti anche numerosi attori statali appartenenti alla sfera dei servizi segreti occidentali, spesso con status militare, in qualità di “consiglieri militari” per la condotta della guerra, agendo come membri del personale diplomatico sotto copertura. Senza dimenticare che l'addestramento di unità d'élite ucraine viene condotto dalle Forze Speciali occidentali e, molto probabilmente, parte di esso viene svolto in Ucraina. Si tratta, però, di personale non combattente per evitare di scatenare un conflitto generale tra la Nato e la Russia.

Venerdì il ministro degli Esteri francese Stéphane Sejourne ha suggerito che i Paesi occidentali dovrebbero prendere in considerazione l’idea che le truppe Nato vengano schierate in Ucraina con ruoli non combattenti per assistere l’Ucraina. Sejourne al parlamento francese ha specificato ulteriormente affermando che le truppe dell'Alleanza Atlantica potrebbero potenzialmente essere dispiegate per assistere gli ucraini in ruoli come “sminamento, operazioni informatiche o produzione di armi”.

Questa dichiarazione si è resa necessaria dopo le vaghe parole del presidente Macron di martedì scorso, quando aveva affermato che lo schieramento di truppe occidentali in Ucraina “non dovrebbe essere escluso”. Il presidente francese aveva sostenuto che i militari potrebbero compiere tali azioni senza “varcare la soglia della belligeranza” e che esse non dovrebbero essere escluse considerati gli sforzi della Russia per destabilizzare l’Europa.

La mossa della Francia

I suggerimenti della Francia sono stati fermamente respinti da alcuni importanti Stati europei, ma sembra che ci sia una reale spinta interna all'Europa a discutere almeno la possibilità di fornire più assistenza militare diretta, qualcosa che in precedenza era stato un tabù. Anche il ministero della Difesa olandese, ad esempio, non ha escluso questa possibilità, insieme al primo ministro slovacco. Venerdì primo marzo è emersa una nuova e più rischiosa possibilità: lo schieramento di Forze Speciali francesi a protezione di “infrastrutture chiave” ucraine, come riportato dal quotidiano Le Monde.

L'intenzione di una simile mossa è chiara: porre Mosca davanti a un dilemma strategico, ovvero quello di procedere a colpire tali obiettivi con l'altissimo rischio di causare vittime tra i soldati francesi (o occidentali), e quindi determinando un innalzamento della soglia dello scontro tra la Nato e la Russia. Un altro scenario, che non sappiamo se sia effettivamente in corso di valutazione, sarebbe quello di schierare truppe non solo a protezione di siti chiave, ma anche lungo determinati settori del fronte.

Si è ufficialmente aperta una nuova “mano di poker” tra la Nato e la Russia, con la Francia a rilanciare la posta in gioco nel tentativo di dissuadere Mosca a continuare i suoi attacchi a fronte di una palese difficoltà dell'esercito ucraino, mostrata non solo dalla ritirata ad Avdiivka, ma anche dal fallimento della controffensiva cominciata la scorsa estate.

Macron pungola gli alleati europei

Bisogna però considerare che questa lettura non è l'unica che potrebbe spiegare le parole del presidente Macron: c'è la possibilità che quanto affermato serva a scuotere gli alleati europei da un “torpore” che perdura da tempo, rinvigorito proprio dal fallimento delle operazioni ucraine dello scorso anno. Per evitare di dover effettivamente schierare truppe, sebbene con compiti non combattenti, e quindi di incappare in un effettivo rischio di allargare il conflitto, gli alleati potrebbero concedere di aumentare il sostegno militare indiretto a Kiev, in particolare in seno all'Unione Europea. Quello che però sarebbe necessario fare prima di tutto, è stabilire un perimetro di sicurezza in modo da evitare un'escalation incontrollabile, considerando che Mosca molto difficilmente si farebbe dissuadere da quella che, agli occhi del Cremlino, è a tutti gli effetti una provocazione che assume la connotazione di un ricatto.

La Russia sta dimostrando di non volersi fermare fintanto che i rapporti con gli Stati Uniti – considerati da Mosca il vero regista di questa guerra – resteranno tesi, quindi l'idea francese rappresenta, a nostro giudizio, un azzardo. Restiamo convinti, tuttavia, che le parole di Macron vadano lette più a livello interno, ovvero europeo, che esterno, quindi come una degenerazione dei rapporti con la Russia.

La Francia ambisce a essere la nazione leader per quanto riguarda la politica estera e di Difesa dell'Ue – e in effetti sta già diventando tale – quindi una mossa simile può essere spiegata come un gioco al rialzo per convincere i Paesi più “lenti” a recepire il messaggio di un maggior sostegno all'Ucraina dal punto di vista della fornitura di armamenti, anche in considerazione che la stessa Alleanza Atlantica ha fatto

sapere, dopo le parole di Macron, che non ci sono piani per schierare truppe da combattimento in Ucraina e che si sta già fornendo un “sostegno militare senza precedenti” e si continuerà a sostenere Kiev come è stato fatto finora.

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