nostro inviato a Sanremo
Prima sensazione quando Amadeus ha annunciato la vittoria?
«Un senso di negazione. Senza fiato. Un attimo di buio. Diciamocela tutta, io mica ci credevo».
Poi?
«Felicità rarefatta».
E appena fuori dal palco?
«Una videochiamata con mia mamma, una conversazione fatta di gesti e silenzi. Abbiamo capito che tutt'e due non capivamo nulla di ciò che stava accadendo».
Angelina Mango compirà 23 anni ad aprile una settimana prima del concerto al Fabrique di Milano. Ma è una delle poche artiste senza età. Giovane è giovane e si capisce anche da come salta sul palco qui e là, anche cadendo come è successo durante la finale. Ma risponde alle domande con una consapevolezza che spesso i suoi coetanei se la scordano. Volendo ricorda papà Pino che, anche dopo decenni di carriera, pensava sempre un attimo prima di parlare e mai che dicesse qualcosa di banale. E così Angelina, che conserva un bell'accento lucano nonostante da anni viva a Milano, non è volatile come tanti e rimane ben ancorata per terra o, meglio, ai propri sogni. A metà maggio ha vinto la categoria «Canto» di Amici, poi è stata protagonista con il tormentone Ci pensiamo domani che ha ricamato sull'estate lo slogan «E lo so quanto vale un errore, quanto è bello sbagliareeee». Minuta, guardaroba molto particolare, dopo l'apparizione a Domenica In di Mara Venier è subito partita, destinazione Roma, perché quest'anno il vincitore di Sanremo festeggia a Viva Raidue! con Fiorello: «Ma tanto è il momento in cui non si dorme».
Però poi si riparte.
«E non vedo l'ora di rimettermi a scrivere canzoni».
Subito dopo c'è l'Eurovision a Malmö in Svezia.
«Mica ci avevo pensato eh. Adesso devo metterci per forza la testa».
Cambierà il testo della canzone, magari aggiungendo qualche verso in inglese?
«No, penso proprio di no. Quella canzone è nata così e quindi credo che debba restare così. Però è anche vero che è una riflessione a botta calda, non posso garantirlo al cento per cento, almeno al momento».
Forse è la prima volta che vince Sanremo un brano sulla bellezza della noia.
«Tutto nasce da una mia esperienza personale».
Quale?
«Mi sono resa conto che la noia va cercata. Va cercata per capire ciò di cui abbiamo bisogno. A me capita così. I momenti di noia non sono quelli che mi annoiano. Sono i momenti nei quali si analizzano gli errori fatti e si trova il modo per superarli e per crescere».
In un anno la sua vita è totalmente cambiata con una velocità che spesso stordisce.
«A tenermi ancorata è l'amore delle persone che ho attorno. Di fianco a me ci sono persone che amo alla follia e che mi fanno restare lucida».
Dedica a loro la vittoria?
«Sì, la mia è una dedica forse banale ma profonda e sincera: il mio Sanremo va alle persone che amo».
Cosa pensa le avrebbe detto suo papà?
«Non saprei dirlo in questo momento. Ma mia mamma è molto orgogliosa di me e, da quello che ricordo, loro due andavano molto d'accordo nei punti di vista».
Qual è stato il momento più difficile del suo Festival?
«Forse l'attimo prima di iniziare a cantare La rondine, il brano pubblicato da mio papà nel 2002. Lì ho avuto un autentico momento di smarrimento. Ma poi è passato, per fortuna».
Ha sentito Maria De Filippi?
«Sì. Era molto felice per me».
Lei ha 22 anni e le idee chiare. Consigli per i coetanei della Generazione Z un po' disorientati?
«Quando ho bisogno di consigli io cerco qualcuno più grande di me. Però mi sento di dire: guardatevi negli occhi quando vi parlate».
Angelina Mango prima. Il favorito Geolier secondo.
«Siamo amici, ci siamo goduti entrambi il Festival e poi lo stimo pure, altro che rivalità».
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