Assago(Milano)Un incidente sul lavoro, soprattutto quando si porta dietro una grossa disgrazia, non è mai solo un grave fatto di cronaca. Coinvolge tutti noi. Che ci serviamo ogni giorno e in continuazione di apparecchiature ormai considerate di uso comune, parte integrante della nostra esistenza. Come ascensori e montacarichi. Luomo morto ieri mattina ad Assago, nel centro direzionale di Milano Fiori (zona sud ovest della città) è un 41enne, si chiama Massimo Bertasa, risiedeva a Cologno Monzese e ha perso la vita proprio precipitando nel vuoto mentre era su un montacarichi. Lapparecchio sul quale viaggiava, infatti, si trova in una società di consulenza informatica, la T Systems Italia spa dove Bertasa - contitolare di una ditta specializzata in trasporti espresso, la Valber service srl di Pioltello - ieri mattina stava facendo un semplicissimo trasloco. Lui e due dei suoi operai erano stati incaricati, infatti, di portar via un armadio di metallo per sistemi elettronici poco più alto di due metri detto rack che conteneva dei server che lEni aveva lasciato in appoggio alla T Systems.
Così, qualche minuto prima delle 9 Bertasa e i suoi collaboratori - Pasquale Giuliano, un calabrese di 31 anni e Giovanni Kazari, un 34enne di origini albanesi - sono saliti al quinto piano dello stabile «D3» dai vetri blu scuro, lungo la strada 2, dove ha sede la T Systems e altre società dinformatica. Dopo aver portato il rack (che non pesa più di cento chili) accanto al montacarichi (che aveva una portata di due tonnellate), Bertasa cè salito sopra insieme a uno dei suoi due operai e, mentre loro trascinavano dentro il mobile, laltro operaio, rimasto allesterno, aiutava a spingerlo allinterno fino a quando anche lui, il terzo uomo, è entrato a fatica nellascensore. Sul quale, a quel punto, non cera più posto per nessuno. «Andate pure voi - ha detto allora agli operai una donna delle pulizie che voleva scendere». E che così, pur non sapendolo, si è salvata la vita.
«Pochi secondi dopo, infatti, proprio laddetta alle pulizie ha sentito un suono ferroso, lo stridere del montacarichi contro qualcosa, poi le urla e il rumore del tonfo finale» ha dichiarato ieri Rocco Telesca, il comandante della polizia locale di Assago che è responsabile delle indagini insieme alla Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) e al pm milanese Claudio Gittardi. Il montacarichi era precipitato, infatti, dal quinto piano al -2: un volo di oltre venti metri.
Una dinamica che coincide perfettamente con le immagini del video ripreso dalle telecamere sul piano. E che fanno pensare che il montacarichi, aperto sui lati, a causa delle eccessive dimensioni del rack, si sia incastrato tra le pareti durante la discesa. E si sia «disassato», abbia avuto cioè un problema a una delle guide che lo tengono correttamente in asse e, a quel punto, sia precipitato. I vigili del fuoco intervenuti sul posto per estrarre gli uomini, infatti, hanno trovato il cadavere di Bertasa in una intercapedine insieme ai due operai, ma tutti e tre gli uomini erano sul montacarichi (e non cera nessuno, come si credeva in un primo tempo, sul tetto dellascensore). Inoltre la struttura ha retto allimpatto con il terreno: i tre uomini, quindi, non sono stati schiacciati dalla cabina, ma sono rimasti feriti nel contraccolpo.
Mentre queste ipotesi attendono di essere suffragate dalle relazioni tecniche ufficiali, uno degli impiegati ieri mattina, parlando del montacarichi, ha dichiarato che si tratta di uno strumento «vecchio ma a posto e usato da tutti i dipendenti». «Aveva una trentina danni - ha detto luomo - ma era manutenzionato regolarmente ogni paio di mesi: lultima volta era stato a settembre».
«Abbiamo formulato delle ipotesi, ma prima di fare qualche dichiarazione ufficiale su come si sono svolti i fatti dobbiamo necessariamente parlare con i sopravvissuti - insiste il comandante Telesca -.
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