Ma i farmacisti snobbano la novità

I professionisti sostengono che la nuova distribuzione incentiverà lo spreco senza migliorare la vendita

Ma i farmacisti snobbano la novità

Francesco Gambaro

L'Aspirina e il Lasonil sugli scaffali dei supermercati non spaventano i farmacisti genovesi. Chi pensava che la liberalizzazione della vendita dei prodotti da banco, fortemente voluta dal ministro Bersani, «seminasse il panico» nelle farmacie, dovrà ricredersi. Certo le critiche al decreto pro - Coop (e Ipercoop) non mancano e nessuno fai i salti di gioia, ma nella categoria prevale la convinzione che alla fine i danni provocati dalla vendita libera di alcuni prodotti saranno contenuti. Se ne è avuta la riprova ieri, quando sui banchi dell'Ipercoop di Savona e di Genova sono comparsi per la prima volta 200 farmaci di uso comune, dall'Aspirina al Bronchenolo, dal Lasonil al Buscopan.
Trattasi dei cosiddetti «O.t.c» (over the counter) e dei «S.o.p.» (senza obbligo di prescrizione), che nei supermercati sono venduti con sconti dal 20 al 30 per cento rispetto ai prezzi praticati dalle farmacie. Che fanno fronte comune. Giovanni Ribaldone, consigliere provinciale di Federfarma, getta acqua sul fuoco delle preoccupazioni, ma non risparmia critiche pungenti al provvedimento di Bersani: «Se l'obiettivo del decreto era quello di allargare veramente il servizio ai cittadini, allora si poteva raggiungere senza coinvolgere la grande distribuzione, ma tutti quei luoghi (autogrill, aereoporti, stazioni, distributori di benzina), dove oggi i farmaci non si trovano».
E invece, qual è il rischio che si nasconde dietro al via libera alle Ipercoop? «Che aumenti in modo spropositato il consumo dei farmaci da banco anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Si acquista il prodotto, magari per farne scorta e lo si lascia scadere», precisa Ribaldone. A cui dà manforte Pietro Razeto, della farmacia Lido d'Albaro: «Il decreto Bersani, oltre a favorire le Coop, incentiva lo spreco dei farmaci, anche se il supermercato non potrà mai sostitursi alle farmacie, non essendo in grado di fare una distribuzione capillare dei prodotti».
Come conferma il titolare della farmacia Caprera: «Dobbiamo ragionare sui numeri e questi dicono che sugli scaffali dei supermercati finiranno 150, 200 prodotti da banco al giorno». D'altra parte, «una sana concorrenza può anche andare bene, ma non dimentichiamoci che molte farmacie già da un anno praticano sconti in virtù del decreto Storace». Vero. Si va dal 10 al 25 per cento, a seconda dei farmaci. A incoraggiare il (cauto) ottimismo degli addetti ai lavori è anche un dato europeo: «Negli altri paesi - racconta il dottor Lagomarsino - dove da 10 anni è in vigore la liberalizzazione, le farmacie hanno subito perdite intorno al 2 per cento».
Di «pochi danni» parla il titolare della San Giorgio, che giudica un «passo negativo» il decreto Bersani, mentre a risentirne di più saranno le farmacie vicino ai punti della grande distribuzione. Anche per la responsabile della farmacia Amoretti, «la situazione non è così drammatica, alla fine credo che assisteremo a un livellamento, tra chi opterà per le farmacie e chi sceglierà, invece, i supermercati». Senza dimenticare, però, che «le persone che hanno un rapporto di fiducia con un certo ambiente, difficilmente decideranno di cambiare. Noi offriamo servizi e professionalità che altri, per ora, non possono dare».

A gettare qualche ombra sul futuro è il titolare della farmacia Campart: «Per ora va tutto bene, ma se tra due anni il governo permetterà ai supermercati di ampliare la gamma dei prodotti da mettere in vendita, le cose potrebbero peggiorare».

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