Paolo Marchi
nostro inviato a Torino
Polemiche anche trasversali nello sci azzurro: la prima oppone i cugini ricchi dello sci alpino - budget federale 3.200.000 euro - i quali devono ancora festeggiare la loro prima medaglia, fosse anche di legno o di latta, ai cugini poveri - budget che non supera i 700.000 euro - del fondo che ne hanno già in bacheca una doro e due di bronzo.
Ma polemiche esplodono anche allinterno della squadra di fondo. Le innesca Fulvio Valbusa (fratello di Sabina) che attacca il cittì Albarello: «È scandaloso che non sia andato a congratularsi con le ragazze dopo il bronzo della staffetta, gli dava fastidio. Il merito di questo bronzo non è di Albarello, ma di Gianfranco Pizio, che è un grande stratega. Albarello non considera le ragazze, tratta i due settori come se fossero cose diverse».
Comunque, il fondo può sciorinare le proprie medaglie. Lultima è quella massima della staffetta maschile, consegnata domenica sera, in piazza Castello a Torino, a Piller Cottrer, Valbusa, Zorzi e Di Centa, quattro campioni che si sono poi recati nella bolgia di Casa Italia, al Valentino, perché il cerimoniale prevede questo passaggio in una struttura che in verità più la eviti e meglio è. Diverso il momento per Roda, che deve affrontare le ultime gare potendo sperare solo su Rocca sabato in slalom, mentre il fondo, che già ha ottenuto ottenuto il massimo dal settore femminile (terza la staffetta), può ancora contare sulla metà maschile, con Cristian Zorzi domani nella gara sprint, e addirittura con Pietro Piller Cottrer e Giorgio Di Centa nello sforzo supremo dei 50 chilometri domenica. Ha detto ancora Albarello: «Zorzi si è allenato con il preciso obiettivo di centrare questa gara e di una cosa sono certo: che per quanto siano tutti strafelici per il trionfo a squadre, nessuno di loro si presenterà al via deconcentrato. Anzi decisi come sempre».
Ed è la differenza balzata agli occhi tra i due settori. Sciatori rilassati al colle del Sestriere, «cattivi» giù in Val Chisone. Ed è strano se pensiamo che certi treni a questi livelli sportivi sono un po come quello per Yuma nel selvaggio West: se non lultimo, il penultimo. Di sicuro non ne passeranno più per Gabriella Paruzzi che si ritira quasi trentasettenne (a giugno) e per Fulvio Valbusa che i 37 li ha compiuti il 15 febbraio scorso. Cè solo un problema di ricambi a livello rosa: la base è ristretta e la sola vera campionessa è Sabina Valbusa, che comunque un mese fa ha spento 34 candeline, non è insomma agli inizi.
Unaltra cosa che divide i due volti dello sci tricolore è anche la capacità di litigare tipica da sempre del fondo, segno di vita e di carattere. Come recita un adagio «i bravi ragazzi li lascio a mia figlia quando cercherà marito». Nello sport servono grinta e carattere, anche litigiosità, sempre se incanalata verso il raggiungimento di ottimi risultati. E poi, una volta ottenuti, tutti a fare festa come domenica sera quando i quattro staffettisti, giunti alla loro base a Pragelato hanno trovato uno striscione preparato dalle ragazze di bronzo: Follis, Paruzzi, Confortola e Valbusa. Vi avevano scritto sopra «Bubu, Gheo, Piter, Zorro: lOlimpo è vostro. Grazie di cuore», con un cuore disegnato.
Dirà ieri Di Centa: «Quando Zorzi e io siamo entrati in stanza ci siamo stretti la mano - Ehi, siamo campioni - e poi un pianto di gioia». Valbusa invece ha voluto rivedere la registrazione della gara, falcata dopo falcata, roba da andare a letto quasi alle sei. Zorzi invece ha un vuoto di memoria: «E ci credo: siamo entrati nella storia. Ricordo di aver abbracciato Bubu, poi più nulla». Questultimo aveva invece unaltra preoccupazione: «Ho dormito con loro per essere certo al risveglio che non si fosse dissolto. Tutti a dirci che era un sogno...».
E la mattina chi se la sentiva, in pratica solo Di Centa e Zorzi, si sono uniti al resto della squadra per una sciata defatigante che Piller Cottrer e Valbusa effettueranno nel pomeriggio. Con loro Giorgio Vanzetta, che la staffetta la vinse dodici anni fa a Lillehammer e che adesso prepara gli sci per i suoi successori. Il fondo è fatto anche da persone umili.
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