I miracolati della Finanziaria tra vantaggi e tasse evitate

Pubblica amministrazione e Chiesa sono esentate dal pagamento dell’Imu. Per gli istituti di credito gli estimi catastali si rivalutano solo del 20 per cento

I miracolati della Finanziaria  tra vantaggi e tasse evitate

Roma La manovra salva-Italia salva anche alcune categorie di cittadini, e aumenta le difficoltà per altre. Difficoltà anche quotidiane, come l’appuntamento monotono e preciso dei pensionati ultraottantenni alle Poste per riscuotere la pensione mensile. Con le ultime disposizione decise dal governo Monti infatti scatta il divieto di pagamento in contanti sopra i mille euro, soglia che scende a 980 euro (inizialmente erano 500 euro, poi il governo ha deciso di accettare gli emendamenti migliorativi) qualora i pagamenti avvengano da parte della pubblica amministrazione, Inps compresa.

Molti pensionati saranno dunque costretti ad aprire un conto corrente, se non ne sono già titolari, semplicemente per gestire la propria pensione.
Un cambiamento che avvantaggia certamente le banche e rende la riscossione mensile meno automatica per la fascia più anziana della popolazione. Potrebbero essere coinvolti in questo cambiamento potenzialmente 14 milioni e 300mila pensionati, quanti sono coloro che percepiscono una pensione sopra i 500 euro. In più, la manovra alza l’imposta di bollo su titoli e prodotti finanziari (compresi anche i Bot), per ora fino ad un massimo di 1.200 euro, ma si studia già un innalzamento di quel tetto. E questa è solo una delle novità più invisibili della manovra.

Ci sono altri «furbetti» della manovra, quelli che non sono colpiti dalle nuove imposte. L’Ici diventa Imu e soprattutto diventa più cara, con la rivalutazione degli estimi catastali. Ma ci sono parecchie categorie di immobili, e dunque di proprietari di immobili, esentati da quella gabella. Nella No-Ici-area ci sono gli immobili posseduti da Stato, Regioni, Province, Comuni, Comunità montane, Asl e Camere di commercio destinati ai compiti istituzionali. Poi, oltre a quelli del Vaticano («destinati all’esercizio del culto e di proprietà della Santa Sede appositamente indicati nei Patti Lateranensi») ci sono anche i fabbricati appartenenti alle organizzazioni internazionali, i terreni agricoli situati nelle aree montane o di collina. E infine una lista lunghissima di immobili posseduti da enti non commerciali e destinati esclusivamente ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative, sportive.

Ma anche la rivalutazione del valore catastale degli immobili colpisce qualcuno di più e qualcun altro di meno. Il valore del 60% in più riguarda una categoria di fabbricati, la «A», che altro non è che quella delle abitazioni private, che subisce un rincaro degli estimi pieno (da 100 a 160). Invece agli immobili di proprietà degli istituti di credito - le banche - e delle assicurazioni viene applicato un aumento del 20%. Un altro paradosso della manovra è che per chi guadagna oltre i 100mila euro (cioè i «ricchi» secondo il Fisco) l’Imu diventerà addirittura più vantaggiosa dell’Ici.

«Questo perché – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – se con l’attuale sistema, l’Irpef sugli immobili aumentava al crescere del reddito, garantendo così un criterio di progressività, ora l’Imu sarà praticamente una tassa piatta, che consentirà ai più ricchi, rispetto all’applicazione dell’Ici, aggravi di imposta più lievi man mano che cresce il reddito. Oltre i 100mila euro di reddito, questi proprietari di seconda casa pagheranno addirittura meno di quanto hanno pagato sinora con l’Ici».
Versano lacrime e sangue i commercianti, ma molte meno gli imprenditori del settore edile. Con la manovra messa a punto dal governo Monti diventano infatti permanenti tutti gli incentivi per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico degli edifici e per le spese conseguenti a calamità naturali.

Altre categorie si sentono invece penalizzate, come i farmacisti, che contestano la possibilità di distribuire i farmaci con ricetta medica anche fuori dalla farmacia. Questa misura «colpisce il servizio farmaceutico» e «non porta sviluppo, ma solo danni ai cittadini», attacca Federfarma.

La pensano all’opposto, ovviamente, le associazioni dei parafarmacisti (altra categoria entusiasta della manovra) che accusano i farmacisti addirittura di «procurato allarme, falso ideologico e diffamazione per aver fatto credere che con la liberalizzazione dei farmaci con ricetta venissero meno le garanzie di sicurezza per i cittadini». Per loro il bicchiere è mezzo pieno. Ma per la maggiora parte resta mezzo vuoto.

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