I pannelli solari offendono il paesaggio e il buon senso

Le considerazioni che si fanno oggi a sostegno degli impianti fotovoltaici le ho già sentite per gli impianti eolici: che portano lavoro, che consentono di dare i soldi a chi affitta i terreni. Guarda caso le infiltrazioni mafiose nell’eolico, indipendentemente dalla devastazione del paesaggio, inducono oggi tutta la classe politica siciliana e Confindustria a dire che non vanno più bene.
Io non voglio che si ripeta quel che è accaduto (...)
(...) con gli impianti eolici. Qualcuno li ha visti installare, qualcuno ne ha ricavato un immediato beneficio economico. Certamente la politica è rimasta a guardare, non ha fatto nulla per impedirle.
E allora dico: se la politica oggi può prevenire la devastazione del paesaggio, non vedo perché non lo debba fare. Io so cosa significa installare impianti fotovoltaici nelle campagne. A Ragusa hanno montato oltre 10mila pannelli, distruggendo secolari muretti a secco e la campagna circostante. Al posto della civiltà agricola un immenso specchio di vetro. Non vedo perché si debba cancellare la civiltà agricola per dare spazio a fonti di energia rinnovabile. Si individuino altri luoghi. E poco importa se certe indicazioni sono previste dal protocollo di Kyoto. Tentano di far passare una serie di bubbole e quando se ne accorgeranno sarà sempre troppo tardi.
A Salemi, città di cui sono sindaco da circa due anni, ad una minoranza di agricoltori locali ingannati dal miraggio di un presunto nuovo business, e agli imprenditori che li convincono ad estirpare secolari uliveti e vigneti per mettere i pannelli solari, ho detto: se vi serve un sindaco che vi consente di fare una devastazione del territorio, cambiatelo. Non ho nessuna intenzione di far prevalere la dissennatezza. Me ne vado come sono venuto e vi trovate un sindaco che vi faccia fare quello che volete. Fin quando sono sindaco, decido io. E faccio parlare Salemi in tutto il mondo per la sua civiltà, non per lo stupro del suo paesaggio. Sul fotovoltaico nelle campagne non c’è alcuna mediazione possibile. Se non si condivide questa mia posizione, facciano un referendum contro di me, e se l’avranno vinta toglierò il disturbo. Questa - ho detto - è la mia posizione. Diversamente, si scelgano un altro sindaco, uno che sarà felicissimo di riempire le campagne di fotovoltaico come le hanno riempite di pale eoliche.
Ma, proprio perché non ho alcun pregiudizio sulla validità di queste nuove tecnologie per la produzione di energia, ho anche proposto un’alternativa, e cioè la collocazione di questi impianti nelle aree industriali. Lo dico ricollegandomi alle posizioni di Antonello Montante di Confindustria Sicilia e a quelle dell’ingegnere dell’Enea Francesco Cappello che, ben conoscendo il settore, indicano una prospettiva politica diversa da quella confusa che ha portato a questa illusione, e cioè abbandonare l’agricoltura per cedere i terreni al fotovoltaico. Posizione su cui non posso seguire quegli agricoltori allettati dalla possibilità di facili guadagni.
Abbiamo in Italia un numero impressionante di edifici orrendi su cui si possono installare i pannelli. Penso, per esempio, che si possano installare sui tetti delle case, ma che non siano quelle dei centri storici.
È grottesco che l’Europa non sostenga l’agricoltura e dia i soldi solo all’energia eolica o fotovoltaica. Non puoi trasformare quello che è peculiare di un luogo (i vigneti, gli uliveti) nel mito delle energie da fonti rinnovabili.
L’Unione Europea arriva a dare un milione e mezzo per ogni pala eolica. Gli imprenditori, cui non importa nulla delle vigne, delle arance, degli ulivi, sono interessati a questo business. Pure i contadini sono allettati: danno in affitto i loro terreni. È una logica profondamente criminale che dimostra che non mancano i soldi. Manca la testa e la logica.
Quando guardate la televisione, per esempio, avete mai visto un piano di comunicazione per le arance siciliane? Certo che no.
In compenso ci inondano di messaggi sull’energia pulita, la pala eolica. Non c’è mai una comunicazione che vi dica che la Sicilia è innanzitutto una straordinaria civiltà agricola.
Scrivo queste cose perché rimangano nella memoria dei giovani. I quali sono diseducati nella scuola da qualche professore distratto che in nome dell’energia pulita e di un indefinito ambientalismo inneggiano all'energia delle pale eoliche e del fotovoltaico. Un professore che parla di energia pulita ignorando la bellezza del paesaggio di Sicilia è complice. Vada a studiare il più grande storico dell’arte del ’900 per ciò che riguarda il paesaggio; si chiama Cesare Brandi. Vada il professore a studiare chi era Rosario Assunto, grande filosofo nato a Caltanissetta, secondo cui il paesaggio è quello della memoria, il paesaggio che è intatto nei millenni e che è alterato soltanto dalla coltivazione dei campi e dalle colture che sono proprie, quindi le arance, l’ulivo, la vite.


La battaglia che va fatta, allora, non è per avere finanziati gli impianti fotovoltaici, ma perché l’Europa sostenga l’agricoltura.
Cedere i terreni per il fotovoltaico significa continuare a devastare un territorio già ferito dalle pale eoliche.

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