«I pm liberano i clandestini: noi poliziotti abbandonati»

Milano«Il problema principale sa qual è? Che in mezzo a questa polemica gli operatori di polizia restano soli. Lasciati a se stessi nel momento in cui devono prendere delle decisioni sulla privazione della libertà personale degli stranieri».
Soprattutto se si tratterà poi di rendere conto delle scelte operate...
«Esattamente: la responsabilità penale è personale. E niente può salvare il poliziotto che formalmente ha violato la legge proprio perché ha dovuto rispettare una circolare della Procura. E se lo straniero lasciato libero dopo due settimane commette un reato grave? In caso di un’inchiesta sarò io, come poliziotto, a dover dimostrare di aver eseguito le disposizioni del pm che ha deciso di non arrestarlo... E lui, il magistrato? Lo confermerà? Posso solo sperarlo».
Emanuele Brignoli, 40 anni, segretario generale regionale Ugl Polizia di stato, in servizio all’ufficio immigrazione della questura di Milano, torna sulla questione spinosa della circolare che il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, lo scorso 11 marzo, ha inviato a tutti i procuratori aggiunti e sostituti sull’applicazione dell’articolo 14 della legge sull’immigrazione. La norma prevede il carcere per lo straniero che non ha lasciato il territorio italiano dopo i cinque giorni dalla notifica dell’ordine del questore. Bruti Liberati «suggerisce» che in caso di arresto operato dalla polizia giudiziaria debba essere disposta l’immediata scarcerazione dell’immigrato e la successiva richiesta di non convalida del fermo.
Voi operatori di polizia che lavorate ogni giorno a contatto con gli immigrati che disagi dovete subire?
«Innanzitutto privare della libertà un essere umano è un compito difficile, ma se c’è una legge va applicata. Tutto si complica quando la procedura che conduce a quell’arresto non è chiara. Infatti la direttiva europea sui rimpatri, che prevede rigorosi limiti alla restrizione della libertà dello straniero irregolare sul territorio, contrasta con quella nazionale che, con l’articolo 14, prevede invece l’arresto obbligatorio».
Con la sua circolare Bruti Liberati «si salva» proprio dichiarandosi più volte allineato alle direttive europee...
«La circolare pone un problema di disarmonia delle norme nazionale ed europea in tema d’immigrazione che andrebbe sanata con una nuova legge ma che, all’atto pratico, lascia i poliziotti soli davanti a una scelta non chiara».
Concretamente in che modo? Ci faccia degli esempi.
«Quando ferma lo straniero clandestino che ha violato l’ordine del questore di lasciare il territorio, l’operatore di polizia dovrebbe procedere all’arresto in quanto obbligatorio, comunicandolo al pm di turno».
E invece? Cosa vi risponde il magistrato al quale comunicate l’avvenuto arresto?
«Dipende dal pm di turno. La maggior parte, rifacendosi alla circolare del procuratore capo, dispone di non procedere all’arresto, ma solo a una denuncia a piede libero; altri, pochi, concordano e dispongono il rito direttissimo».
Ma la vostra decisione resta autonoma. Cosa può succedere se, nonostante il pm e l’applicazione della circolare, l’operatore di polizia esegue comunque l’arresto dello straniero clandestino, come peraltro previsto dalla legge?
«Formalmente nulla. Salvo dover affrontare una discussione con il pm che può nuocere solo a noi! Il singolo poliziotto molto difficilmente affronta un contrasto con il magistrato.

Anche per non mettere in crisi i rapporti istituzionali tra questura e procura. Come sindacalista vorrei che i poliziotti potessero essere messi in condizione di operare con serenità necessaria ad applicare le norme nel rispetto della legge».

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