I precari? Sono come i panda: specie protetta (in televisione)

I precari sono come i panda: specie protettta in televisione. Dalla hostess del Gf a "Miss Crisi". E la vincitrice del Campiello cavalca il fenomeno

I precari? Sono come i panda:  
specie protetta (in televisione)

Il «trans trans» degli ultimi mesi (con quella presunta a Miss Italia, quella ospitata da Lilli Gruber a Otto e mezzo il giorno della festa della donna, la bellissima e richiestissima Efe Bal, e prima ancora la Brenda resa tristemente nota dal caso Marrazzo) ha rubato la scena a un’altra categoria silenziosamente emergente. Nulla di accostabile da alcun punto di vista, per carità. Se non per l’attenzione mediatica che è in grado di catalizzare con altrettanta pervasività. È una categoria non umana ma sociale, statisticamente in netto vantaggio rispetto a quella delle trans, fatta di tanti singoli capaci di fare storia a sé. Alcuni, optando per traiettorie fantasiose, si sono autoafferrati per i capelli, come il Barone di Münchhausen, traendosi in salvo dalle sabbie mobili dei progetti a termine, degli impieghi a tempo, dei rifiuti secchi e neppure troppo cortesi ringhiati da qualche voce metallica dall’altra parte dell’apparecchio telefonico, dall’angoscia per una gigantesca incognita spalmata su Tutta la vita davanti (come nel film di Virzì), e sono riusciti a sdoganarsi un po’ ovunque. Gli ultimi che si sono fatti primi.

È sempre un sollievo quando un precario smette di essere tale. In qualsiasi ambito della vita, figuriamoci quando smette di esserlo in quello professionale che è il risvolto volgarmente necessario alla nostra dignità, il companatico essenziale sull’austera tavola della nostra esistenza. Però certi precari, o meglio, la loro vitale versione femminile, le precarie la ribalta se la sono presa in piena faccia, come gli atleti il vento e la gloria.

Ormai ce n’è una in rappresentanza ovunque: nel reality più famoso della storia della tv, in uno dei più prestigiosi premi letterari, nel concorso di bellezza di Salsomaggiore. Chi l’avrebbe mai sospettato, qualche tempo fa, davanti a quel nodo scorsoio esibito da Daniela Martani davanti alle telecamere che stava per nascere una categoria nella categoria? Era il settembre del 2008 quando lei, hostess dal contratto in bilico a causa della vertenza Alitalia, andò in piazza (e di conseguenza su tutti i tg) con la divisa della compagnia di bandiera, brandendo una corda a nodo scorsoio e un cartello con scritto «È questa la vera cordata Alitalia». Aveva anche una padellata d’occhi, un esubero di energia, un talento per il marketing e una voglia silenziata ma mai sopita di entrare prima o poi nel mondo dello spettacolo (come testimoniarono i provini che in seguito riemersero dall’oblio). Finì prima da Michele Santoro ad Annozero e poi al Grande Fratello numero nove dal quale uscì anzitempo per tentare di risolvere le beghe con la compagnia aerea. Ma intanto, il format che «se l’è sempre data» da specchio degli italiani, aveva effettivamente messo sotto la lente d’ingrandimento un’altra realtà: il dilagante esercito dei precari.

Lo scorso 4 settembre, con centodiciannove voti su trecento, Michela Murgia (sarda, classe 1972), vinceva il premio Campiello per il suo romanzo Accabadora (edito da Einaudi). Ma a renderla famosa, quattro anni fa, era stato un altro libro: l’autobiografico Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria, nel quale l’autrice raccontava un mese vissuto nell’inferno del telemarketing a tentare di piazzare aspirapolveri a casalinghe scettiche e guardinghe. Riunioni motivazionali, tecniche di condizionamento e altre «torture» protratte per mesi, rimasticate dal suo sguardo disincantato e da una salvifica dose di autoironia. E così... Dal Folletto al Campiello, la Murgia. Da precaria a caso letterario.

Venerdì, accantonato il giallo trans-non-trans, le agenzie battevano la biografia di una delle aspiranti Miss al concorso di Salsomaggiore: era quella di Antonella Chiarello, ventiseienne piemontese subito ribattezzata «Miss Crisi» perché precaria da dieci anni (malgrado la giovane età) secondo orgogliosa (oggi che è arrivata su Raiuno) auto definizione.

Una laurea in Lingue e Letteratura Straniere, qualche lavoretto lodevolmente affiancato agli studi per non gravare troppo sui genitori, un concorso di bellezza vinto con lo scettro di Miss Val D’Aosta e poi un sostanziale vortice di umiliazioni lavorative. Fino al palco di Milly Carlucci, con un posto in finale e la possibilità di raccontare e tutti il suo calvario professionale. Che è poi quello di molti. Peccato sia a tempo anche la corona.

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