I servizi assistenziali in mano alle coop costano il 16% in più

TERZO SETTORE «Continua a usufruire di una grossa fetta di risorse pubbliche pur retribuendo il proprio personale molto meno degli standard del ssn»

I servizi assistenziali in mano alle coop costano il 16% in più

L’intervento della magistratura contabile sulle esternalizzazioni dei servizi socio-assistenziali regionali. Che sono ancora in mano a cooperative con un aggravio di spese del 16 per cento rispetto a quanto costerebbero gli stessi servizi se svolti da dipendenti delle Asl. A invocarlo è il sindacato Fials Confsal, secondo il quale «il settore regionale dei servizi socio-assitenziali è di fatto gestito dal terzo settore che continua a usufruire di una grossa fetta di risorse pubbliche pur retribuendo il proprio personale molto meno dagli standard contrattuali del servizio sanitario nazionale». Si parla dell’intermediazione di manodopera impegnata per l’assistenza domiciliare, nell’assistenza ai disabili e nei servizi para-sanitari in genere. «Il Lazio - denuncia Gianni Romano, segretario regionale della Fials Confsal - annovera un contingente di circa 7mila operatori socio-sanitari costituito da medici, infermieri e addetti alla cura della persona dipendenti delle cooperative che di fatto vanno a sostituire le carenze in organico delle aziende sanitarie e ospedaliere». Una surrogazione pagata a caro prezzo. «Al bilancio regionale - spiega Romano - chi fornisce questi servizi costa di base il 16 per cento in più di quanto costerebbe se il personale in questione fosse inquadrato a tempo indeterminato nelle singole Asl e nelle singole aziende ospedaliere. Quindi, con la gestione diretta si potrebbero risparmiare decine di milioni di euro invece di pescarli con nuove gabelle direttamente dalle tasche dei contribuenti, come è avvenuto recentemente con l’aumento delle tasse sulla salute ad opera della regione Lazio. Per questo motivo, la nostra organizzazione sindacale ritiene che sui dispendi extra e sui contratti stipulati con le imprese del terzo settore intervenga la Magistratura contabile».
A rendere quanto mai paradossale la situazione è poi lo stato di profondo rosso fisso dek bilancio della sanità regionale. «È vero che la prevalenza di malattie cronico-degenerative, la disabilità legata al prolungarsi della vita media, l’incremento delle malattie del benessere comporta nuovi bisogni di assistenza ma non è pensabile che i gestori della sanità pubblica debbano delegare la responsabilità a terzi».

È doveroso, conclude Romano, «che la gestione delle funzioni in capo al terzo settore e quindi alle imprese cooperative venga rivista per rendere possibile la ridefinizione dei confini tra assistenza sociale e assistenza sanitaria. La Corte dei Conti potrà mettere a fuoco anche questo aspetto attraverso la valutazione e la differenziazione dei costi impegnati per l’erogazioni delle singole prestazioni».

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