I soldi "spariti" ad An? Andate a chiedere a Fini

I 26 milioni sotto la lente dei pm furono gestiti dai fedelissimi: al leader una Bmw, consulenze alla sua segretaria. Anomalie e buchi neri, spunta una casa di Alemanno

I soldi "spariti" ad An?  Andate a chiedere a Fini

Roma - E se i 26 milioni di euro «spariti» dal patrimonio di Alleanza nazionale in realtà non fossero mai spariti? E se la denuncia della segretaria di Fini si rivelasse un boomerang? Qualche dubbio effettivamente viene spulciando i bilanci, gli atti dei tribunali e le segrete spese del partito-associazione di via della Scrofa. Il primo dato curioso è che se un calo delle disponibilità patrimoniale di An c’è stato, ciò è avvenuto quando tutto era gestito, a livello di presidenza, dagli uomini più fidati di Gianfranco Fini. Al vertice del comitato dei Garanti c’era Donato Lamorte. A capo del comitato di Gestione figurava Franco Pontone che come vice contava sull’assistente del presidente della Camera. A che pro, allora, l’esposto in procura?

I CONTI TORNANO

A sfogliare una dettagliata memoria dei senatori Franco Mugnai (succeduto a Pontone) e Giuseppe Valentino i soldi ci sarebbero tutti, documentati al centesimo, voce per voce. Basta saper leggere atti e bilanci, approvati dai comitati presieduti dai tre finiani, con l’aggiunta di Enzo Raisi, oggi nel Fli: un milione e 300mila quali «oneri personale», 2 milioni e 700mila per «locazione e transazione per risoluzione contratti» (onnicomprensivi della riconsegna ai proprietari di 107 sedi), più di 3milioni e mezzo per congressi 2009, 2milioni e mezzo di «interessi passivi su cartolarizzazione/contributi elezioni politiche 2008», 3 milioni e rotti per rimborsi elettorali 2008, 1 e mezzo quale «accantonamento fondo donne alle politiche», 4 e mezzo alla voce «ammortamenti annuali», oltre 2 milioni di «rinunce crediti verso società controllate», 2milioni 300mila per «contributi elezioni 2008/10», quasi 5 milioni per oneri di «gestione straordinaria 2009/10» eccetera eccetera. Il totale fa 26 milioni di euro, onnicomprensivo dei 4 milioni e 800mila spesi a partire dall’ottobre 2010, quando cioè il senatore Mugnai è subentrato a Pontone dimissionario imbarazzato per Montecarlo. E allora? «Questi soldi sono in realtà un semplice saldo algebrico - spiegano Mugnai e Valentino - e cioè la differenza fra quanto era nella disponibilità di An al marzo 2009 come patrimonio e quanto è stato poi accertato e documentato a far data dal 18 novembre 2011, data di costituzione della fondazione».

I REVISORI DI GIANFRY

La guerra dei soldi tra ex An-Pdl ed ex An-Fli non era ovviamente ancora scoppiata all’ultimo congresso del marzo 2009 nel quale si decise all’unanimità che An, associazione di fatto non riconosciuta che agiva in forma di partito, cessava la sua funzione per entrare nel Pdl. «Morto» il partito, l’associazione restava viva fino al 31 dicembre 2011 (data di costituzione della Fondazione) per gestire ciò che riguardava An in senso ideale e materiale. Tutti d’accordo, anche i finiani. In vista della Fondazione, si costituiscono due organismi: il comitato dei garanti e il comitato di gestione che dovrebbero operare in una sorta di amministrazione duale anche con progetti di medio periodo per migliorare e sostenere il patrimonio di An. Tutto procede bene, senza intoppi contabili anche perché la gestione del patrimonio viene dichiarata «ok» col placet di attenti revisori contabili molto vicini a Fini, come Italo Ricciotti. Tant’è. Col divorzio da Berlusconi, gli ex An-Fli iniziano a battere cassa agli ex An-Pdl, dimenticandosi di quali fossero le determinazioni prese all’unanimità dall’ultimo congresso. In sede civile prima Rita Marino e il deputato Antonio Buonfiglio, poi quest’ultimo insieme a Raisi, chiedono al tribunale di vigilare sul patrimonio. La prima volta i ricorrenti perdono, la seconda, l’altro ieri, ottengono la nomina dei commissari liquidatori che difatto impediscono ai «nominati» dal congresso di disporre dei beni di An (vedi articolo sotto).

LE CONSULENZE DI RITA

Ma c’è di più. La segretaria di Fini finisce, lei stessa, al centro di una questione economicamente spinosa. Promuove un’azione ingiuntiva nei confronti di An per il pagamento di 21mila euro di arretrati per un’attività di consulenza (nel 2007 era di 2.500 euro mensili, cresciuti fino a 5mila nel 2011) dovuti alla sua attività di consulenza con An e al suo ruolo di vice di Pontone. Dal partito rispondono picche, non solo perché nessun membro dei due comitati percepisce un euro di stipendio ma perché le fanno presente che oltre a essere la segretaria di un leader politico di un diverso partito, da tre anni (dal 2008) non lavora più al partito bensì alla Camera, nelle stanze del Presidente. Due stipendi sono troppi.

AUTO E AUTISTI PER IL CAPO
A qualche spesa fuori posto i componenti dei due comitati avevano preferito passarci sopra. C’era quell’auto del partito, una bella Bmw 740, utilizzata non si capisce a quale titolo da Fini fino a quando il Giornale non lo obbligò a riconsegnarla in via della Scrofa. Lamorte ironizzò sul nostro scoop, anche se pure lui, viene fatto oggi notare, utilizzava un’auto destinata al partito. Dimenticavamo: Fini utilizzava impropriamente anche gli autisti del partito.

SI RIAPRE MONTECARLO
Ai tempi di Montecarlo gli ex An nel Pdl preferirono non commentare, schifati com’erano dalla situazione.

Avevano lasciato fare Storace, che adesso, però, si accingono a seguire sul fronte «civile» posto che il gip che archiviò, nei modi che tutti ricordano la questione penale, ravvisò gli estremi per una strada alternativa. Oggi Mugnai ammette: «Ora basta, Montecarlo grida vendetta». La guerra è guerra.

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