I tentacoli del Pd soffocano il porto

I tentacoli del Pd soffocano il porto

(...) Claudio Burlando nella replica alle contestazioni per la scelta di tre uomini di partito, o meglio: dello stesso partito, il Pd, come candidati esemplari al timone dell’Autorità portuale. Che sarà pure, come sostiene il capo della giunta ligure, «meno importante del Cap all’epoca di Rinaldo Magnani», ma resta pur sempre un luogo di potere mica male, in particolare per chi non ha raccolto tante soddisfazioni in altri posti di governo e sottogoverno. Ogni riferimento alla terna in campo, a Paolo Costa, Mario Margini e Luigi Merlo, è puramente giustificato. Tanto che alcuni relatori intervenuti ieri mattina in aula, nel dibattito dedicato al nuovo vertice di Palazzo San Giorgio, ne fanno esplicito riferimento.
Franco Orsi (Forza Italia), nel consenso generale - palese quello del centrodestra, sottobanco ma altrettanto convinto quello di parte della sinistra - si spinge a dire che «il vero obiettivo è portare Margini alla presidenza per compensarlo della mancata nomina a sindaco». Il re è nudo, insomma. «Così - attacca Luigi Morgillo, capogruppo azzurro - possiamo dire di aver scoperto le trame del Partito democratico. Meglio, a questo punto, prorogare di 45 giorni il mandato dell’attuale presidente Giovanni Novi per consentire ulteriori approfondimenti». Ma Burlando, almeno in questo, è risoluto, quasi a voler smentire la fama di «Ingegner Tentenna» contrapposta al decisionismo del sindaco Marta Vincenzi: «Costa, Margini e Merlo sono politici, embe’? La politica è una scuola, e gli amministratori nascono da questa scuola». Ha un bel dire Gianni Plinio, capogruppo di An, che «la terna è frutto del trionfo della partitocrazia più rozza sul mondo del lavoro e della società civile», e che «la voracità di poltrone del centrosinistra non conosce limiti».
E ha un bel dire anche Tirreno Bianchi, dei Comunisti italiani, ma soprattutto leader dei carbunin della Compagnia Pietro Chiesa (cioè, uno che, di porto e di merci, se ne intende e che molti avrebbero visto bene alla guida dell’Authority): «Non mi piace il metodo dell’applausometro, il presidente è importante, ma ci sarà anche da sistemare il suo palazzo. Meglio sarebbe stato consultare le forze lavoro prima di formare la terna». Tutto inutile. Burlando si complimenta con i colleghi, ma fa orecchie da mercante. E ribadisce, citando dottamente Weber, l’etica della responsabilità, Doria e Assereto: «Io in porto preferisco mandare chi vive per la politica». Più chiaro di così... Poi incassa gli assist (inquadrati e coperti) di Franco Bonello (Unione a sinistra) - «È il momento di rivendicare il primato della politica» - e di Fabio Broglia (Italia di mezzo): «Che male c’è se i tre candidati sono legati al Pd?».

Vallo a dire a chi ti ha votato. Conclude ancora Burlando: «Sono un po’ di sere che ceno a casa». Lui, cioè, non va ai convivi organizzati dalla Vincenzi per sponsorizzare Costa. È l’ennesimo sgarro a Marta. Mentre Genova dice: «E io pago!».

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