Imbarazzo per Juan Carlos, il genero alla sbarra

RomaCinque milioni di disoccupati, un re seriamente malato e, per la prima volta nella storia del Paese, un membro della famiglia reale imputato per corruzione.
La monarchia spagnola, che storicamente ha sempre goduto di un livello di rispetto e privacy invidiabili, vive un momento di forte imbarazzo. Ieri Inaki Urdangarin, 44 anni, Duca di Palma dal 1997 e genero di re Juan Carlos si è presentato al Tribunale per essere interrogato perché sospettato di aver approfittato della sua posizione per ottenere profitto personale in modo fraudolento.
La vicenda si è trasformata in un vero e proprio boomerang per i reali che in questo momento sono costretti a far quadrato per proteggere l’erede al trono, il poco carismatico principe Felipe, pronto a prendere il posto del padre.
Da questa scottante questione il sovrano Juan Carlos ha preso le distanze già a dicembre, sospendendo il cognato dagli impegni ufficiali per comportamento «non esemplare». E ieri Urdangarin, ex campione olimpionico di pallamano e marito della più giovane delle tre figlie del sovrano, l'Infanta Cristina, è stato ascoltato dalla magistratura perché accusato di avere stornato ingenti quantità di danaro pubblico, oltre 3 milioni di euro, attraverso la Fondazione no-profit Noos per la promozione dello sport di cui è stato presidente (con la moglie nel consiglio di amministrazione) dal 2004 al 2006. I soldi sarebbero stati dirottati grazie a fatture false o «gonfiate» fra l’altro verso società dirette da Urdangarin tra le quali l’Aizoon, di cui è proprietario con l’Infanta.
A titolo eccezionale e per motivi di sicurezza ieri mattina l’indagato avrebbe potuto raggiungere il Tribunale di Palma di Maiorca in macchina, ma ha rifiutato, sperando forse di recuperare la simpatia di una parte degli spagnoli. Invece non è stato così e, mentre percorreva gli ultimi trentacinque metri di strada a piedi per raggiungere l’aula, accompagnato dal suo avvocato Mario Pascual Vives, è stato accolto da una valanga di fischi.
«Testimonierò oggi per dimostrare la mia innocenza - ha detto ai giornalisti prima di comparire davanti al giudice Josè Castro -. La mia intenzione è quella di ristabilire la verità sui fatti e sono certo che questa audizione contribuirà a farlo».
L’interrogatorio è cominciato alle 9 ed è durato cinque ore. Poi è ripreso nel pomeriggio e il Duca, lasciando il tribunale, non ha rilasciato dichiarazioni. Ma l’uscita di scena è stata accompagnata da decine di giovani repubblicani e indipendentisti che lo hanno nuovamente contestato cantando «Monarchia-corruzione» e «Attenti al portafoglio, Urdangarin arriva». Qualora i giudici decidessero per l’incriminazione formale, l’ex campione di pallamano rischierebbe da 3 a 8 anni di carcere. Ma lui continua a dichiararsi innocente e il suo avvocato ammette solo qualche «errore amministrativo».


L'Infanta Cristina per ora è rimasta fuori dall’inchiesta, anche se in molti si chiedono perché dal momento che proprio lei, attraverso la società Aizoon, avrebbe beneficiato di una parte dei presunti dirottamenti di denaro pubblico.

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