MA LE IMPOSTE VANNO RIDOTTE

Reintrodurre l’Ici sarebbe, utilizzando un gergo affine a quello di Bossi, una «boiata» pazzesca. Per due ragioni su tutte. La prima è che il governo smentirebbe se stesso nel giro di poche settimane, creando un disorientamento difficilmente recuperabile. Per questa via, inoltre, si aumenterebbe ancora la pressione fiscale. E dunque non verrà reintrodotta. Una semplificazione delle tante imposte che oggi gravano sugli immobili e la loro sostituzione con un’unica gabella (è quanto sostanzialmente afferma il ministro Calderoli) può essere invece un’ipotesi di studio. Ma facciamo attenzione.
L’ultima volta che abbiamo sentito parlare di «semplificazione e sostituzione» è avvenuto nel caso dell’introduzione dell’odiata Irap: fu fatto fuori un bel numero di tasse e imposte (tra cui l’Ilor e l’aborrita tassa sulla salute), ma alla fine il gioco fu a somma negativa per i contribuenti. L’ultima volta che abbiamo sentito parlare di «rimodulazione delle aliquote» ci stavano rifilando l’aumento delle tasse sui Bot. E anche la Robin fino a prova contraria, e anche se in inglese, è una tax.
Operare sulle imposte, in un Paese, che fino a luglio lavora per lo Stato, da queste parti vuol dire solo una cosa: tagliarle. Silvio Berlusconi, in un’intervista rilasciata solo due giorni fa al Giornale, ci ha assicurato che la pressione fiscale dovrà diminuire. Con i tempi e con i modi che saranno possibili. Ma dovrà scendere. Giulio Tremonti ha assicurato, in più occasioni, che con il federalismo fiscale si andrà verso questa direzione.
Gli enti locali divorano ogni anno più di 100 miliardi di euro di tasse e imposte varie (circa 350 miliardi vengono invece fagocitati a livello nazionale); negli ultimi dieci anni la pressione fiscale locale è più che raddoppiata. Il federalismo all’amatriciana, impostato negli ultimi dieci anni, ha avuto il perverso effetto di permettere a comuni, province e regioni di recuperare con più imposte quello che Roma tagliava loro nelle leggi finanziarie. Un obbrobrio. Inoltre, come i bilanci di molti comuni dimostrano, non si è verificata alcuna responsabilizzazione della periferia, che anzi ha speso senza freni e si è financo indebitata con una finanza allegra. Costruire un meccanismo di federalismo fiscale efficiente è esattamente l’opposto: rendere più responsabile il proprio amministratore delle proprie scelte autonome di bilancio.
Il Comune di Milano ha i bilanci in ordine e da anni non impone alcuna addizionale locale sull’Irpef.

Al contrario il municipio di Roma si prende una fetta di imposta sui redditi, ma ha un buco di bilancio da far paura. L’equazione più tasse, bilanci in ordine si è dimostrata falsa. Un segnale da tenere ben presente.
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