«Un incendio al Nepentha avrebbe causato una strage»

Un paio di mesi fa, in una di quelle serate che l’hanno reso famoso tra il popolo della notte, c’era davvero il pienone. Un po’ troppo. Capienza massima, 150 persone. Presenti, 233. Poi, pochi giorni fa, il bis: 199 clienti, ancora una volta al di sopra della soglia massima. Così è scattato il blitz degli agenti della divisione Pas (polizia amministrativa e sociale) della Questura e dei vigili del fuoco. Sigilli al «Nepentha», una delle discoteche più note della città. Il locale è stato chiuso per violazione delle norme antincendio. E il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, a capo del pool di magistrati che da un anno e mezzo si occupa anche di vigilare sulla sicurezza dei pubblici esercizi, non usa mezze parole. «Quel seminterrato è una bomba. Se succede qualcosa gli avventori fanno la fine dei topi».
Il locale di piazza Diaz, dunque, come una trappola. E a denunciarlo è stato uno dei frequentatori, che ha presentato un esposto alla Procura. Di qui, le ispezioni della polizia e dei vigili del fuoco: la prima il 6 febbraio (quando il titolare ha ricevuto una diffida), la seconda il 17 aprile. in entrambe le occasioni, quindi, è stato sforato il limite delle 150 presenze, fissato dal certificato di prevenzione incendi rilasciato al Nepentha nel 2004. Così, il pubblico ministero Giulio Benedetti ha convalidato il sequestro, poi confermato ieri dal giudice per le indagini preliminari Gloria Gambitta. Dall’ispezione della polizia e dei vigili del fuoco è emerso che i percorsi verso le due uscite di sicurezza (affacciano sull’androne di un condominio) erano un percorso a ostacoli tra arredi e macchinari ingombranti, e che la terza via di uscita conduceva dall’interrato a un seminterrato usato come deposito di bevande alcoliche ad alta infiammabilità. In caso di emergenza, insomma, lasciare rapidamente la discoteca sarebbe tutt’altro che agevole. Di qui l’allarme di Cerrato sui rischi per l’incolumità degli avventori.
«Questo - spiega il magistrato - è l’ennesimo sequestro che viene effettuato per problemi riconducibili alla sicurezza. L’attività della nostra task force (polizia di Stato, vigili del fuoco, polizia municipale, Asl e Siae, ndr) ha portato nel corso di 18 mesi al sequestro di una decina di discoteche e di una trentina di locali pubblici. L’azione si è poi estesa ai multisala, come il cinema Odeon, dove qualche tempo fa si è verificato un principio di incendio e per fortuna erano già presenti su nostra disposizione quattro pompieri». Si tratta, conclude Cerrato, di «un’azione a largo spettro per tutelare la sicurezza dei cittadini nei luoghi di spettacolo». Il popolo della notte, però, può stare tranquillo. Una volta rimessi a norma, infatti, i locali vengono subito dissequestrati.
«Milano - aggiunge il vicesindaco Riccardo De Corato - non spegne il divertimento ma tutela i frequentatori dei locali». «Nel 2009 - conclude De Corato - la decina di sequestri o sospensioni di licenze sono stati eseguiti soprattutto nei confronti di discoteche che non rispettavano le norme di sicurezza o commettevano gravi violazioni.

Tra questi, il locale “Sciencia” di via Paravia o il “Baìa” di via Rinuccini. O lo “Sharm el Sheik”, coinvolto nelle indagini della Procura sull’Ortomercato, che il Questore ha chiuso dopo la richiesta del Comune e di Sogemi».

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