Inchieste sugli appalti a Napoli si uccide anche un viceprefetto

RomaSi è sparato un colpo di pistola alla tempia con l’arma di ordinanza nel bagno del suo alloggio nella caserma della polizia a Castro Petrorio, a due passi dalla stazione Termini di Roma. Così è morto mercoledì sera (ma la notizia si è saputa solo ieri) Salvatore Saporito, viceprefetto indagato dalla Procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza nel capoluogo campano. L’uomo, sposato con una figlia, aveva più volte confidato ai suoi colleghi le sue preoccupazioni, ai limiti della depressione, per le conseguenze che la vicissitudine giudiziaria nella quale si era trovato coinvolto avrebbero potuto avere per la sua carriera e per le sue condizioni economiche, rese precarie dalle ingenti spese legali che era stato costretto ad affrontare.
L’inchiesta che ha tolto prima il sonno e poi la vita a Saporito, condotta dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo e dai sostituti della Dda Vincenzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli, si regge sull’ipotesi investigativa di una serie di irregolarità negli appalti per la realizzazione delle opere previste nel cosiddetto Patto per la sicurezza varato nel 2007 in seguito a una recrudescenza della criminalità nel capoluogo campano. La tesi dell’accusa è che l’assegnazione di vari appalti (costruzione di caserme, realizzazione di impianti di videosorveglianza) sia avvenuta in spregio alle più elementari regole di trasparenza: in particolare sotto l’occhio di bue degli inquirenti è finito l’appalto da 37 milioni per il trasferimento del Centro elaborazione dati della polizia, il cosiddetto Cen, dalla caserma in via Conte della Cerra a quella dismessa di Capodimonte, assegnato al consorzio temporaneo di imprese guidato da Elsag Datamat, società del gruppo Finmeccamica, invitato a partecipare su espressa richiesta del ministero dell’Interno. Tra gli indagati oltre a Saporito ci sono anche Nicola Izzo, vicecapo vicario della polizia ed ex questore di Napoli, Giovanna Iurato, prefetto dell’Aquila che all’epoca dei fatti contestati era direttore centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del Dipartimento di pubblica sicurezza, oltre a funzionari e dirigenti di Elsaga Datamat.
Saporito fu tirato dentro alla vicenda del Cen nel maggio del 2010, in seguito a un interrogatorio da parte del pool guidato da Cantelmo come persona informata dei fatti in quanto responsabile, al momento delle gare di appalto, del Programma operativo nazionale sicurezza. Le sue risposte non convinsero gli inquirenti, che trasformarono la posizione del viceprefetto e lo iscrissero nel registro degli indagati. Per lui l’ipotesi di reato era associazione per delinquere e turbativa d’asta.
L’inchiesta sugli appalti Finmeccanica della Procura di Napoli, che secondo ambienti vicini a Palazzo di giustizia sarebbe vicina alla conclusione, rappresenta una costola dell’indagine sugli appalti al Comune partenopeo e, in particolare, del filone che portò al coinvolgimento di Mario Mautone, ex provveditore alle Opere pubbliche della Campania e del Molise e fece finire in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo. Si tratta della cosiddetta inchiesta Global Service, che portò a una sfilza di ordinanze di custodie e che decapitò la giunta comunale di centrosinistra prima di finire in una bolla di sapone: il gip infatti azzerò l’impianto accusatorio, disponendo proscioglimenti e assoluzioni per i reati più gravi, avverso i quali la Procura ha fatto appello. La sinistra coincidenza è che prima che scoppiasse la bufera giudiziaria, nel novembre 2008, l’assessore comunale alla Protezione civile Giorgio Nugnes si era tolto la vita impiccandosi nella sua casa.

Nugnes era angosciato per le accuse di essere stato la regia occulta degli scontri contro la discarica di Pianura, avvenuti qualche mese prima, ma era coinvolto anche nell’inchiesta Global Service, che si basava per buona parte su una serie di intercettazioni telefoniche tra l’assessore e Romeo, conversazioni che secondo l’accusa avrebbero prospettato un’alleanza tra politici e affaristi per la spartizione del business della manutenzione stradale di Napoli. Due inchieste collegate, una finita nel nulla, l’altra vicina al capolinea, due suicidi. Soltanto una macabro capriccio del destino?

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