«Ingaggiarono mercenari»: processo per Stefio e Spinelli

«Mercenari al soldo dello straniero»: questa in soldoni l’accusa della procura di Bari sul reclutamento delle guardie private italiane, che nel 2004 partirono per l’Irak e anziché trovare un ingaggio furono rapiti dai tagliagole iracheni. Tra questi Fabrizio Quattrocchi, freddato con un colpo alla nuca dai terroristi, e che prima del colpo di grazia pronunciò la famosa frase: «Vi faccio vedere come muore un italiano».
Dopo due anni di indagini le conclusioni della procura di Bari, come rivela L’Espresso, contestano il reato dell’ingaggio di mercenari. Sotto accusa Salvatore Stefio, uno degli ostaggi, che dal 12 aprile 2004 rimase per 56 giorni nelle mani dei sequestratori, e Giampiero Spinelli. L’ipotesi di reato è che «avevano proceduto all’arruolamento nel territorio dello Stato italiano e senza l’approvazione del governo (di quattro guardie private, ndr), affinché militassero in territorio iracheno in favore di forze armate straniere (anglo-americane, per la precisione), in concerto e in cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri». I due sono accusati per l’arruolamento di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino, Fabrizio Quattrocchi, poi catturati assieme a Stefio, e di Dridi Forese, un ex alpino che non prese parte alla spedizione.
La procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di Stefio e Spinelli per «arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero» , secondo l’articolo 288 del codice penale. Il procuratore aggiunto, Giovanni Colangelo, contesta ai due di avere utilizzato la Presidium Corporation, una società con sede nelle Seychelles, ma che sarebbe riconducibile a Stefio, per mandare in Irak i tre italiani cadute in un’imboscata.
Dare addosso agli ex ostaggi e fare aleggiare di nuovo su Quattrocchi la nomea di mercenario è in voga al tribunale di Bari. Nell’ottobre del 2004, nell’ambito dello stesso filone di indagini, il gip Giuseppe De Benedictis, su richiesta della procura, impose a Spinelli il divieto di espatrio. Scrisse di suo pugno che «Cupertino, Stefio, Agliana e Quattrocchi erano veri e propri fiancheggiatori delle forze della coalizione e questo spiega, se non giustifica, l’atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti». Poi si arrampicò sugli specchi spiegando che c’era stato un problema di interpretazione e giurò di considerare Quattrocchi un eroe. Il provvedimento coercitivo fu comunque annullato dal tribunale del riesame.


Con la richiesta di rinvio a giudizio, depositata la scorsa settimana, la procura di Bari torna alla carica. Il problema di fondo è che manca una legislazione chiara sulle guardie private, ovvero i «contractor», ai quali vengono appaltati compiti di sicurezza nei Paesi in guerra come Irak e Afghanistan.

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